Parte seconda - RIPROGETTARE L'IDENTITÀ DEI SERVIZI PUBBLICI IN EUROPA
La proposta di Infocivica al Gruppo Europeo di Torino
Sintesi in tempo reale: 12.30
La seconda parte della mattinata si è aperta con l’intervento di Gerardo Mombelli, Presidente di Infocivica, il quale ha ricordato la nascita ieri sera del Gruppo Europeo di Torino che si è concretizzato nella promulgazione di una lettera indirizzata a Barroso, Presidente della Commissione Europea.
A livello personale Mombelli ha voluto sottolineare che la realtà politica dei nostri paesi e dell’Unione Europea sono più complesse di quanto non si sia detto. Una parte dei problemi che si hanno nei temi di cui parliamo attiene alla cooperazione intergovernativa. Inoltre, la sfida che abbiamo davanti consiste nel tentativo di superare l’alternativa secca che è quella da un lato di immaginare un percorso di scambi senza idee propositive; dall’altro quello di una strada che consiste in un pacchetto di proposte concrete e perfettamente strutturato. Il percorso che vorrebbe proporre Infocivica è una sorta di terza via, come tale certo complessa: che prevede uno sforzo descrittivo dell’intera realtà di tutti i media presenti nei nostri Paesi; e in secondo luogo l’elaborazione di considerazioni politiche generali sul ruolo del servizio pubblico con indicazione di alcune possibili linee guide a livello europeo.
Sintesi preventiva della relazione di Gerardo Mombelli
Manlio Cammarata, direttore InterLex e socio di Infocivica, entra nel merito della discussione in Europa e del quadro normativo attuale.Manlio Cammarata ha ricordato come il mondo dei media e quella parte del mondo dei media che conosciamo come “servizio pubblico radiotelevisivo”sta cambiando e non è più fatto solo di radio e televisione, ma anche di internet e con i primi esperimenti di servizi innovativi. Non a caso non parliamo più di “televisione”, ma di “media crossmediali”. Tuttavia parlare di servizio pubblico televisivo o anche cross mediale in ambito europeo è particolarmente difficoltoso: innanzi tutto per la grande differenza di impostazioni fra gli Stati Europei; in seconda battuta per l’insufficente azione normativa delle istituzioni comunitarie. Nel ripercorrere, infatti l’evolversi della normativa europea dai timidi passi del 1989 al protocollo di Amsterdam che si è concentrato sui temi spinosi del finanziamento alle emittenti di servizio pubblico, Cammarata ha ricordato il 2007 con la direttiva della “Televisione senza Frontiere” in un contesto completamente cambiato delle telecomunicazioni: la normativa a questo punto introduce la visione dei “servizi di media audiovisivi”, che nel titolo e in parte del testo sostituiscono il termine “televisione”. Purtroppo andando a leggere i passaggi della normativa, la logica è ancora quella televisiva. A cui si aggiunge la difficoltà della distinzione fra servizi lineari e non lineari che purtroppo tendono ad oggi a sovrapporsi.
Contemporaneamente l’Italia vive dal dopoguerra ad oggi il balletto del controllo sulla televisione da parte del Governo. E mentre nel 2004 la legge Gasparri prevedeva la privatizzazione (mai avviata) della Rai e, nella fase transitoria, il ritorno del controllo del servizio pubblico nelle mani del Governo; l’assimilazione della direttiva europea, con il passaggio formale dalla “televisione” ai “servizi di media audiovisivi”, diventava l’occasione per stringere il controllo sull’internet, applicando ai servizi televisivi in rete regole simili a quelle della televisione tradizionale, con un aggiunta di oneri soffocanti ad operatori che non possono permetterseli. Allontanando definitivamente però il nostro Paese da una visione europea del servizio pubblico.
Sintesi preventiva della relazione di Manlio Cammarata
Bruno Somalvico, Segretario Infocivica, interviene ricordando il lavoro sotterraneo di chi sta mettendo in rete i contenuti che mano a mano si stano sviluppando nel corso del convegno, ha ricordato che questa è una strada per una più ampia condivisione seminariale.
Scendendo più nel vivo del suo intervento, ricorda il declino della televisione generalista, l’inizio della frammentazione delle platee televisive e il ruolo crescente del telespettatore nella costruzione delle proprie diete mediatiche. Cambiano le componenti del sistema con la messa in discussione dei modelli tradizionali e l’entrata di nuovi operatori nel mercato. Sorgono nuove piattaforme ibride destinate a traghettare la radio e la televisione dalla radiodiffusione circolare (broadcasting) verso le nuove reti a larga banda (broadband). Viviamo ormai una nuova fase in cui il futuro della radiofonia e della televisione è legato al mondo della Rete. E la frammentazione degli ascolti e la moltiplicazione delle offerte accelerano la fine della centralità della televisione generalista e della comunicazione di massa, degli utenti e soprattutto nuove forme di coesione sociale e di creazione di un “sensus communis”.
In questo contesto Somalvico è convinto che i servizi pubblici possono ritrovare una prerogativa importante se non decisiva in questa fase di coabitazione ibrida fra media lineari e nuovi media partecipativi, contribuendo in maniera decisiva al superamento di una società atomizzata e frammentata come quella attuale. Proprio per questo la Rai del Terzo Millennio - alla vigilia della scadenza della sua Convenzione con lo Stato Italiano in scadenza nel 2015 - deve ritrovare lo spirito riformatore della stagione dei congressi all’inizio degli anni Settanta. Fondamentale momento per catalizzare una riflessione potrebbe essere senz’altro il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Capire il nuovo scenario della comunicazione crossmediale significa tornare a restituire alla politica e alle istituzioni pubbliche uno scettro di responsabilità nelle scelte di fondo per favorire nella nuova società dell’informazione e della conoscenza pari condizioni a tutti i cittadini sia nell’accesso all’informazione sia nella loro possibilità di esprimersi liberamente e di condividere informazioni e messaggi senza condizionamenti nel rispetto delle regole di una moderna convivenza civile.
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