Michele Sorice
CMCS - LUISS “Guido Carli”
Sintesi in tempo reale.
Interviene Michele Sorice il cui intervento è focalizzato sulla Complessità e coesione sociale. La missione dei media di servizio pubblico nell’era dei social network.
Per parlare del tema della coesione sociale, parte da una piccola disamina della storia italiana. In Italia abbiamo vissuto una serie di periodi. Nell’era fascista il servizio pubblico era ibrido: attori privati intervengono allora nel servizio pubblico; fortissima la dimensione pedagogica per la costruzione di un’identità nazionale. E l’elemento propagandistico. Nell’immediato dopoguerra il servizio pubblico in Italia si sia posto un obiettivo di costruzione della coesione sociale, coesione peraltro fondamentale in una società ancora priva di aggregazione. Gli ultimi anni hanno accentuato la necessità di un servizio pubblico capace di promuovere cultura, favorire l’aggregazione di identità multiple e accelerare processi di integrazione e coesione sociale. Senza dimenticare la primitiva funzione di stimolo all’istruzione. In quest’ottica diventa necessario considerare servizio pubblico non solo il sistema radiotelevisivo, ma anche la rete, passando così da una logica dell’accesso ad una della partecipazione. Facendo in modo che la sfera pubblica sia partecipativa e non solo emozionale. La coesione sociale passa attraverso l’uso consapevole di tutti i media da parte dei cittadini. In questa cornice, il servizio pubblico dovrebbe provare a svolgere un ruolo di intermediazione. L’adattamento dei contenuti alla nuova situazione deve essere una risposta non tecnologica ma sociale al cambiamento alla società stessa.
Il servizio pubblico non è sicuramente circoscrivibile al broadcasting. Deve anzi essere imprescindibile proprio perché non deve riguardare solo radio e televisione, ma piuttosto garantire l’accesso alla comunicazione. Il tema fondante è quello della relazione fra tre grandezze. Un tempo il servizio garantiva l’accesso ai programmi. La tappa successiva è stata quella di una maggiore interazione. Ora stiamo sperimentando la possibilità da parte degli utenti di partecipare alle dinamiche produttive. Il servizio pubblico non può fermarsi a questo, ma garantire un’interazione molto più radicale. Garantire ai cittadini di partecipare alle logiche democratiche intervennero nelle regole.
Il sogno sarebbe una coesione sociale e un mondo dei media che faccia dell’integrazione e della coesione dei valori l’elemento fondante.
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Scaletta seguita dal prof Michele Sorice nel suo intervento:
Complessità e coesione sociale. La missione dei media di servizio pubblico nell’era dei social network.
Abbandonata la logica pedagogizzante e propagandistica della radio fascista, il servizio pubblico in Italia esordì cercando di porsi come strumento educativo per la costruzione di un nuovo progetto di società. In quest’ottica vanno inquadrati sia gli aspetti più squisitamente pedagogici sia alcune deformazioni apologetiche della società italiana di quegli anni. Al di là del giudizio di merito su quell’idea di servizio pubblico, resta comunque evidente l’obiettivo primario rappresentato dalla costruzione della coesione sociale.
L’idea di coesione sociale era fortemente presente nella televisione degli anni Sessanta: la televisione di una società con profonde lacerazioni e priva, di fatto, di quell’identità che dovrebbe nascere dalla condivisione di valori e istituzioni.
Gli ultimi anni hanno, a mio avviso, accentuato la necessità di un servizio pubblico capace di promuovere cultura, favorire l’aggregazione di identità multiple e accelerare processi di integrazione e coesione sociale.
Il servizio pubblico, in altre parole, dovrebbe riuscire a sostenere la cittadinanza e dare forza alla società civile, stimolare le forme di creatività (anche e soprattutto quelle non-mainstream) senza tuttavia dimenticare la sua primitiva funzione di stimolo all’istruzione e alle tante diverse forme di apprendimento oggi disponibili.
In quest’ottica diventa necessario, tuttavia, non limitarci a considerare servizio pubblico il solo sistema radiotelevisivo e, di conseguenza, a non restringere il concetto di “public service” alle sole logiche dell’accesso. Nel nuovo scenario sociale nazionale, il servizio pubblico deve necessariamente comprendere la rete (e quindi la sua gratuità e la sua indipendenza oltre che il fermo rifiuto di ogni forma di censura). Questo significa, fra l’altro, passare dalla logica dell’accesso (tipica del progetto degli anni Sessanta) a quella della partecipazione.
Il nuovo protagonismo del pubblico deve coniugarsi con progetti chiari (non tanto sui contenuti quanto sui processi e sulle policies) e rappresentare il valore aggiunto per la costruzione di una sfera pubblica partecipativa e non meramente “emozionale” come quella che l’attuale sistema radiotelevisivo contribuisce invece a determinare.
Allo stesso tempo, è necessario che la società italiana si interroghi sui valori profondi che la dovrebbero far essere tale: la coesione sociale, in altre parole, passa attraverso l’uso consapevole di tutti i media da parte dei cittadini. In questa cornice, il servizio pubblico dovrebbe provare a svolgere anche un ruolo di intermediazione. Una funzione, quest’ultima, realmente possibile solo all’interno di un più vasto progetto europeo di sviluppo di forme di cittadinanza attiva, proprio a partire dal ripensamento della missione dei media di servizio pubblico.
---------------- Vedere anche:
Roma 27 aprile 2010 - Conferenza del prof. Michele Sorice
Complessità e coesione sociale: sfide del servizio pubblico nell'era dei social network
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