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INFOCIVICA - IDENTITA' E DIVERSITA' DELL'EUROPA
1° seminario di approfondimento. La trasformazione della società, la domanda e la nuova missione dei media di servizio pubblico nella società dell'informazione e della conoscenza
Torino Prix Italia – 21 settembre 2010

Prima parte - IL QUADRO EUROPEO
Analisi dei compiti assegnati ai servizi pubblici


Sintesi in tempo reale:

09.50

Il professor Enrique Bustamante, Università Complutense di Madrid, ha preso in esame le missioni attualmente assegnate ai servizi pubblici nei principali Paesi europei, partendo con il caso spagnolo dove coabitano un servizio pubblico statale con l'esperienza delle televisioni pubbliche delle Comunità Autonome regionali e di alcune emittenti pubbliche esistenti in ambito locale.

Secondo Bustamante la riforma del Servizio pubblico RTVE, intrapresa dal Governo spagnolo di Rodríguez Zapatero tra il 2005 e il 2007, ha significato un salto qualitativo. Sia in relazione all'autonomia editoriale rispetto al potere politico, sia per per quanto riguarda il suo risanamento finanziario e la definizione della mission della tv analogica e di quella digitale. Tuttavia in ambito regionale, la competenza esclusiva dei Governi autonomi ha determinato percorsi diversi. Non solo: l’importazione nel 2009 del modello Sarkozy con il divieto dal 2010 di finanziamento pubblicitario alla televisione pubblica, ha comportato requisiti e limitazioni rigorosi per il servizio pubblico statale in parallelo con una profonda deregolamentazione nel settore privato.

Il risultato è che il passaggio al digitale si è tradotto con un forte impoverimento del servizio pubblico da una parte, dall’altra con la crescita di due grandi gruppi privati, Telecinco e Antenna3TV che si avviano a costituire un duopolio nel mercato pubblicitario e un gruppo di reti secondarie private. In un’alleanza pericolosa dello Stato con le associazioni patronali europee dei mezzi di comunicazione. Il colmo è che i gruppi privati che hanno di fatto in mano il passaggio al digitale stanno praticamente chiedendo loro un sostegno pubblico alla Commissione Europea e al Governo Spagnolo. Fondamentale a questo punto è recuperare e rivalutare il ruolo del servizio pubblico.

Anche il Professor Pierre Musso, Università di Rennes, ha puntato l’attenzione sugli effetti della riforma approvata nel marzo 2009 da Sarkozy che ha soppresso la raccolta pubblicitaria di France Télévisions.

La sua analisi prende l’avvio da una disanima della storia della televisione francese, che mette in luce tre differenti visioni del pluralismo: mentre infatti dal 1950 al 1975 il pluralismo ha significato monopolio pubblico, dal 1975 al 1995 il pluralismo ha significato pluralità degli operatori, mentre dal 1995 al 2010 (in particolare con la legge del 9 marzo 2009) il pluralismo si è trasformato in concorrenza con una forte difesa dei gruppi editoriali privati e con una frammentazione audiovisiva che si è accentuata con l’introduzione della televisione digitale terrestre.

Da blocco monolitico dominante, la televisione francese evolve in direzione della sua totale frammentazione. Con due conseguenze paradossali: da una parte più si indebolisce il settore pubblico, più si rafforzano i suoi obblighi. Dall’altra più crescono la concorrenza, la digitalizzazione e l’audience, più si regolamenta il settore pubblico. Ha anche analizzato nel dettaglio la legge del marzo 2009 che ha introdotto tre riforme:

  • in primis la nomina e la revoca del Presidente di France Télévisions da parte del Presidente della Repubblica;
  • la creazione di una «Impresa unica» che trasforma le società nazionali di programmi France 2, France 3, France 4, France 5 e RFO in servizi appartenenti al gruppo France Télévisions;
  • la soppressione progressiva della pubblicità.

Per rinnovare, quindi, la televisione pubblica occorre uscire da questi paradossi attraverso una regolazione del comparto audiovisivo nel suo insieme, tale da applicarsi sia al settore pubblico sia a quello privato.



Interviene il Prof. Francisco Rui Càdima, Università Nuova di Lisbona, che concentra il suo intervento non tanto sul caso portoghese quanto sulla questione europea.

La crisi globale dei media audiovisivi ha un impatto significativo nel sistema mediatico. È necessario un cambiamento, così come è necessario che nella riqualificazione della legittimità dei media di servizio pubblico venga operata una chiara distinzione fra i contenuti dei media di servizio pubblico e l’offerta degli operatori commerciali, sia nel sistema radiotelevisivo che nel nuovo mondo della rete. Importantissimo a questo punto è valutare, nella costante migrazione del broadcast al web, valutare l’interesse generale di un determinato contenuto, fattore che permette di verificare se un servizio fa parte della missione del servizio pubblico.

Sappiamo che il dilagare generalizzato dell’area dell’intrattenimento nella radiodiffusione ha come conseguenza una progressiva depoliticizzazione del pubblico, che comporta un profondo ripensamento degli obiettivi, della missione, dei contenuti, delle pratiche e delle piattaforme di distribuzione dei media pubblici. Un compito niente facile, dal momento che, se è vero che l’universo digitale genera strategie qualitative nei media di servizio pubblico controllate apparentemente da sistemi di valutazione del valore pubblico, le difficoltà paradossalmente si fanno sentire maggiormente nel sistema dei vecchi media lineari.

 

È la volta del Prof. Matthew Hibberd, Università di Stirling, new entry in questo consesso di professori. Il titolo del suo intervento è Tempi duri per la BBC? Certamente.

È un momento di revisione strategica, con tagli di personale e revisione del piano aziendale. C’è poi il problema dei contenuti. Basti pensare alla polemica nata con il problema intercettazioni telefoniche che hanno creato un grande tafferuglio nella comunicazione. Sta di fatto che il servizio pubblico è in una generale situazione di difficoltà.

Allora: dobbiamo o no preoccuparci dello stato delle cose? Certo, il servizio pubblico è importantissimo. Se non ci fosse avremmo probabilmente dovuto inventarlo. Ci sono ragioni sostanziali e politiche. Le comunicazioni devono avere un ruolo cruciale da un punto di vista di diritto democratico all’informazione e ai contenuti. Esiste un’esigenza di ristrutturazione per quanto riguarda i media complessivamente intesi.

Quanto al sistema attuale di finanziamento è probabilmente il meno peggiore e quindi va probabilmente conservato fino a quando non se ne trovi uno migliore. Per la BBC così come per tutti i media attuali si sta attraversando un’era di austerità economica ma anche ideologica. Bisogna a questo punto reagire attualmente. I Media di Servizio pubblico sono sulla difensiva, invece hanno un ruolo cruciale anche nel sostenere l’innovazione tecnologica ed economica. Le necessità hanno bisogno di sostegni comuni.

 

Il Prof. Roberto Suarez Candel, Università di Amburgo, è quindi intervenuto al posto del professor Uwe Hasebrink. Ha svolto un’analisi approfondita del sistema televisivo tedesco e allo statuto attuale del servizio pubblico di radiodiffusione. Presupposto generale della situazione tedesca è l’importanza data dalla costituzione tedesca ai valori della libertà pensiero come di quella di accesso all’informazione. Di qui l’esistenza di radiodiffusori di servizio pubblico, che mettono a disposizione l’offerta di un servizio universale, di base, variegato, pluralista e di qualità, è il prerequisito per lo sviluppo di canali commerciali privati. È altresì importante tenere in mente che in Germania ciascun Land è autonomo in materia di regolamentazione dei media, di assegnazione delle autorizzazioni a trasmettere per i radiodiffusori pubblici e privati e di legislazione. Esiste peraltro dal 1991 un Trattato inter-Laeder sulla Radiodiffusione (RStV) che fra le altre sostiene che i servizi pubblici di radiodiffusione dovrebbero fornire ai cittadini un’offerta che includa contenuti educativi e culturali, informazione, un confronto pubblico e intrattenimento. La posizione forte della radiodiffusione di servizio pubblico all’interno del sistema mediatico, tuttavia, è stata spesso occasione di conflitti e dibattiti. Gli operatori commerciali presenti sul mercato sono convinti che a causa del suo meccanismo di finanziamento, l’offerta dei broadcaster pubblici distorce la libera concorrenza. Recente l’acceso dibattito che ha dato vita ad un lungo, complesso e costoso processo normativo e burocratico. Il risultato finale è il procedimento di valutazione noto come ‘Dreistufentest’ (DST) (Test in 3 punti), un test che dovrebbe valutare fino a che punto l’offerta sia conforme alle esigenze democratiche, sociali e culturali della società; in che misura una tale offerta contribuisca da un punto di vista qualitativo alla concorrenza editoriale; e quale impegno finanziario sia richiesto per implementare l’offerta. Con tutta una serie di complesse conseguenze e altrettante polemiche sul suo funzionamento. Assieme con la valutazione del servizio pubblico, una delle principali materie di dibattito è la modifica del suo meccanismo di finaziamento.

E’ intervenuta a questo punto la Professoressa Beata Klimkiewicz, Università Jagiellonica di Cracovia, la quale ha ovviamente parlato della Polonia e dell’Europa dell’Est. La velocità delle riforme imposte al Media di Servizio Pubblico dall’inizio degli anni ’90 e la velocità nell’avvicendarsi degli eventi ha generato numerosi problemi (finanziamento, mancanza di referenti, realizzazione della mission del servizio pubblico), che si è cercato di affrontare con politiche piuttosto frammentarie, molto spesso sconnesse dal rapporto con il pubblico, dalle aspettative normative e dall’ambiente mediatico circostante. Il livello di qualità del servizio pubblico polacco è molto elevato. Obiettivo del governo del 2009 è stato dare una mission molto precisa al servizio pubblico. Fra le regole inserite ci sono intanto la richiesta di un prodotto di qualità; l’attenzione a gruppi di utenti prima sconosciuti; l’attenzione particolare ai valori del cristianesimo. L’avvento dell’era crossmediale introduce ovviamente un’esigenza di rinnovamento radicale. Una nuova proposta di legge proprio del 2010 enfatizza il ruolo culturale dei media suggerendo peraltro un’indipendenza dei media dalla politica e raccomandando la connessione con l’opinione pubblica. Fra gli attacchi che ha ricevuto la televisione pubblica polacca c’è il distacco rispetto al suo pubblico. Mentre parallelamente alcune emittenti radiofoniche sono state capaci, grazie anche al web, a creare una migliore connessione con il pubblico. a questo punto la professoressa pone una domanda se in reltà l’esigenza di definire la missione del servizio pubblico sia una domanda vecchia rispetto alla quale nel tempo si sia perso il contatto.

 

Il Professor Giuseppe Richeri, Università di Lugano, ha ricordato che la coesione sociale nazionale è sicuramente un obiettivo di primo piano del broadcasting pubblico. Obiettivo oggi sempre più difficile da mantenere e rafforzare sotto le varie spinte dei localismi e dell’internazionalizzazione presenti in molti paesi che si aggiungono, soprattutto in Europa, alla crescente diversificazione culturale e sociale. Pensar oggi ad una programmazione televisiva pubblica articolata su piu’ canali, allargata alle varie offerte via Internet, capace di veicolare valori, esperienze, agende destinati a creare elementi identitari collettivi, richiede gioco forza un profondo ripensamento del servizio pubblico. Di fronte a questa situazione la televisione pubblica per perseguire i suoi obiettivi deve: o riconquistare a se un’ampia fetta di pubblico che non gli appartiene più. Obiettivo piuttosto complesso. O riconoscere che questa fetta di pubblico non è più recuperabile. Ma soprattutto Richeri ha voluto ricordare che la televisione pubblica per svolgere le sue funzioni di interesse collettivo deve uscire dalla logica competitiva con gli operatori commerciali, ciò che implica inevitabilmente una revisione del finanziamento pubblicitario. Per la prima volta, inoltre, si è iniziato a misurare in modo sistematico la valutazione dell’opinione pubblica e la sua scelta, per esempio fra televisione pubblica e privata. L’ultimo aspetto della nuova legge ha puntato l’attenzione sui nuovi media. Tutti i contenuti web prodotti dai programmi radiotelevisivi devono avere connessione con la programmazione radiotelevisiva. Proibizione di fare attività commerciale sul web delle televisioni pubbliche così come di rimandare a siti commerciali.

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