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Seminario di Infocivica in collaborazione con Globus et Locus

Milano - 15 gennaio 2009

Presenti: Piero Bassetti, Fausto Colombo, Livia D’Anna, Edoardo Fleischner, Giacomo Mazzone, Gerardo Mombelli, Bino Olivi, Remigio Ratti, Giuseppe Richeri, Bruno Somalvico, Ivana Trevisani

Giacomo Mazzone: io credo che dalla BBC abbiamo ancora molto da imparare. La BBC è considerata dal governo e dai cittadini inglesi come un loro asset fondamentale da cui si aspettano certe cose e si arrabbiano quando non le riscontrano o quando il governo interferisce con la BBC.
La BBC nell’esercizio rituale che fa ogni 10 anni con il rinnovo della Royal Charter, fa un’operazione importantissima. Ogni 10 anni, la BBC sa che a quella scadenza verrà sciolta a meno che nel frattempo non siano state rinnovate le ragioni per le quali debba continuare esistere. E non è un esercizio banale, ma la BBC va a incontrare i rappresentanti della comunità che rappresenta e si confronta con loro in seminari pubblici organizzati insieme al governo, in cui la BBC propone e ascolta i suoi interlocutori. Un processo che in occasione dell’ultimo rinnovo è durato tre anni. Tre anni prima della scadenza la BBC ha fatto un suo paper, ha detto al governo le diverse parti che avrebbe dovuto ascoltare. I responsabili BBC hanno preso nota e poi sono andati a parlare con il governo
Cosa ha chiesto il governo alla BBC per il rinnovo della concessione? La più grossa sfida per il paese nel campo della comunicazione è il passaggio al digitale. Ha chiesto quindi il passaggio al digitale della popolazione. Se la Gran Bretagna vuole avere un ruolo nel futuro deve rendere digitali i cittadini, abituarli a parlare e ragionare utilizzando l’opportunità del digitale. Uno dei punti fondamentali della precedente convenzione di dieci anni prima era il passaggio a internet. La BBC ebbe mandato di portare la maggior parte possibile di contenuti su internet. Ha speso quindi parte del suo capitale dal governo per trasformare la sua library, i suoi prodotti in una funzione multi-piattaforma. Dieci anni dopo il governo gli chiese non solo di trasformare i suoi contenuti ma il paese, di digitalizzare la testa dei cittadini. Con quali argomenti la BBC è riuscita a convincere il governo di questo cambiamento. Per esempio ha proposto di mettere a disposizione i suoi programmi per accesso digitale. Con il player della BBC il programma tradizionale non esiste più, il telespettatore può accedere al server, rivedere e scaricarli i programmi per almeno due settimane dalla messa in onda (la BBC ha comprato tutti i diritti per far ciò).
In materia di innovazione, la BBC sta lavorando anche con il social networking (es. facebook).

Altra cosa che la BBC si è impegnata a fare è la decentralizzazione. La BBC sta per spostare un quarto dei suoi effettivi a Manchester per portare lì tutta la produzione per bambini e ragazzi che loro concepiscono come filiera sul territorio che possa produrre effetti positivi. Sul territorio c’erano produttori, laboratori tecnologici e l’impatto che ciò avrebbe avuto sul territorio. Stanno costruendo queste strutture che saranno pronte l’anno prossimo.

Vorrei dare qualche altro elemento di riflessione. Si diceva Murdoch come esempio del globale. Non bisogna dimenticare che Murdoch è nato dal locale, è partito con un gruppo di giornali locali ereditato dal padre, cui ha aggiunto radio locali, poi un network tv locale poi diventato nazionale australiano. Lui ha visto che la dimensione locale cozzava su due aspetti: regolamentazione (in US non puoi possedere un network locale se non sei cittadino americano)e l’importanza delle libraries. Lui poi ha capito che non avrebbe potuto fare un salto dimensione senza possedere libraries, così ha comprato Fox, per diventare globale.
In questo senso è un esempio di glocal.
Dobbiamo incrementare le piattaforme che consentano di moltiplicare la capacità di reazione delle tv nazionali (UER) ma anche locali in outsourcing di avere gli stessi vantaggi di accesso alla globalizzazione che ha il grosso gruppo multinazionale. La Rai ha retto la sfida della tv commerciale grazie al fatto di avere delle proiezioni globali (come l’Eurovisione) che le hanno consentito per 15 anni di comprare i diritti di grandi eventi come le olimpiadi, i mondiali di calcio, che non entravano sui mercati nazionali perché venivano tolti ab origine e acquistati dall’Eurovisione. Una delle cose che ha cercato di smontare Berlusconi con più forza è stato l’Eurovisione facendo uscire la Rai dal consorzio di acquisto globale per cui l’eurovisione ha perso i diritti globali degli europei di calcio che adesso vengono venduti su base nazionale. Ha tolto un vantaggio competitivo. Le piattaforme su base non commerciale sono lo strumento indispensabile per sviluppare il globale, il glocal nel senso di far approfittare agli interlocutori locali dei vantaggi del globale.

L’esempio dell’Eurovisione dovrebbe essere esportato a livello globale: la capacità di fare mercato pubblico globale rafforzando le piattaforme.

Per quanto riguarda il tema dei nuovi media, nel mondo della tv l’Europa ha creato delle regole del servizio pubblico, universale garantito.
In internet non è così. Non c’è una soglia minima di diritti garantita. Per adesso, la comunità internet si regge su uno spirito di fondo dell’economia della socializzazione, dello sharing ma quando entrano in gioco gli interessi economici che si spostano su internet, essi agiscono su logiche diverse. Si veda ’uso spregiudicato che Murdoch fa di Myspace con la pubblicità dei suoi canali e programmi. Nel mondo web: Google fa il 70 per cento dei contatti, poi viene yahoo, e terzo è msn. Guarda caso Murdoch ha fatto l’offerta per comprare yahoo. In internet al momento non ci sono regole. Gli americani non le vogliono, perché controllano il 90 per cento di un mercato potenziale.