Seminario di Infocivica in collaborazione con Globus et Locus
Milano - 15 gennaio 2009
Presenti: Piero Bassetti, Fausto Colombo, Livia D’Anna, Edoardo Fleischner, Giacomo Mazzone, Gerardo Mombelli, Bino Olivi, Remigio Ratti, Giuseppe Richeri, Bruno Somalvico, Ivana Trevisani
Giuseppe Richeri: Per arrivare a costruire un discorso, bisogna cominciare a distinguere. Mi riferisco al discorso fatto da Edoardo, il quale ha una passione per i salti in avanti. Nel nostro caso è un po’ troppo avanti. Non si può contrapporre al modello televisivo tradizionale google o internet, sono due cose completamente diverse. Nel senso che la tv è un modello comunicativo che tende a ridurre la complessità del mondo, a metterla in forma, a creare un agenda per permettere alle persone di entrare in contatto con cosa succede. Google, internet è un modello punto a punto completamente diverso, un contenitore, i contenuti ce li mettono gli altri. Se parliamo di internet parliamo di contenitori, se parliamo di tv parliamo soprattutto di contenuti. La televisione come la conosciamo noi è alla fine di un ciclo di vita, non ha più margini di crescita, di espansione. Assistiamo a una lenta decrescita, sicuramente la tv ha ancora lunga vita. A noi interessa dire qualcosa sulla tv che, seppur declinando, avrà ancora un ruolo importante.
I giovani per esempio non hanno sostituito con internet il tempo che dedicano alla tv. Il tempo dedicato alla tv è diminuito in modo molto lento. Dobbiamo intanto decidere qual è il nostro focus: per esempio la tv e poi fare una riflessione su come dalla tv di oggi pezzi di società stanno migrando, integrando nei loro consumi anche i mezzi interattivi. Siccome la tv c’è e sarà un mezzo importante ancora per lungo tempo. Lì dobbiamo ragionare, forse è più facile elaborare un ragionamento tendenzialmente innovativo su un fenomeno stabilizzato, piuttosto che su un fenomeno dirompente, globale sul quale ognuno dice quello che gli pare senza elementi per fare delle proiezioni adeguate.
Il globale-locale è oggi nella realtà quotidiana, le imprese vere lo hanno integrato da tempo. Gli universitari sono glocal. E’ una condizione di esistenza. Le istituzioni culturali, come possono attrezzare e orientare positivamente questo intreccio che dovrà amalgamarsi sempre di più. E’ su queste basi che dobbiamo riflettere su delle funzioni di servizio pubblico.
Il salto dal locale o dal nazionale al mondo è molto complicato. Secondo me dovrebbe essere Italia-Europa e poi Europa-mondo. Con questo step intermedio sull’Europa cominciamo a riflettere come il servizio pubblico può aprirsi al globale con un primo punto di passaggio sull’Europa. Uno dei problemi su cui l’Ue si batte sia in termini di protezione di mercato che di sostegno all’industria è il problema dell’audiovisivo e della dominanza americana in Europa. L’America ha il 62 per cento del mercato. Solo due paesi portano ad abbassare la media (Regno Unito e Francia) altrimenti la quota americana salirebbe al 75 per cento. L’Europa ha cercato di controbilanciare in termini di produzione di fiction televisiva, però il 90 per cento del prodotto televisivo nazionale rimane dentro i confini nazionali.
Riassumendo: come possiamo passare dalla situazione nazionale chiusa di oggi a un discorso di maggiore amalgama e integrazione?
Proporrei di individuare un focus circoscritto: la tv e l’Europa come passaggio dal locale al globale, facendo emergere le variabili che ci interessano. Contemporaneamente fare una mappatura delle cose rilevanti dal punto di vista dell’applicazione delle nuove tecnologie.
|