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Commenti al Seminario di Infocivica in collaborazione con Globus et Locus

Milano - 15 gennaio 2009

Nota del Consigliere Laura Testa, giornalista

Le mie impressioni rispetto al verbale della seduta milanese si stringono tutte intorno alla urgente esigenza di avere presto una veduta operativa comune e una progettualità univoca pur nel rispetto delle diverse formazioni di provenienza. I pareri, le idee e le convinzioni non possono avere una lunga durata poiché nella durata il contesto va già cambiando. Questo per riallacciarmi all'introduzione di Piero Bassetti che cita una “ innovazione epocale dei concetti di tempo e spazio che i progressi tecnologici hanno introdotto nel mondo ”. Ma quale mondo? Forse non tutti apparteniamo a questo mondo se abbiamo delle riflessioni così discordanti, la cui discordanza è giustificabile solo con la diversità della natura della formazione di ciascun relatore e non con l'adesione alla contemporaneità del mondo dell'industria della comunicazione.

Mi richiamo anche al commento di Melodia quando dice che “ quello che ci interessa è il servizio pubblico in queste dinamiche. Non la Rai in particolare, ma il servizio pubblico. Credo sia giusto cominciare a concentrare l'attenzione sui contenuti della comunicazione di servizio pubblico, su grandi temi come appartenenza, sicurezza, multiculturalismo e multilinguismo, migrazioni; e anche formazione professionale dei comunicatori ”, contenuto che condivido in pieno e che da solo basta per far si che il progetto di Infocivica possa essere effettivamente perseguibile e realizzabile in termini di sperimentazione o prototipo industriale. Ma quale industria? L'industria di cui disponiamo oggi concretamente noi di Infocivica Associazione al momento è Internet che è free, è glocal ed è anche local.

Il servizio pubblico deve essere televisivo? Se questa domanda diventa una affermazione dogmatica di procederà a realizzare un format televisivo, ma a mio avviso sempre inserito nel glocal internettiano. Se il servizio pubblico deve essere televisivo non penso che possa più sperare di appoggiarsi ad una Rai o un gruppo di privati imprenditori. Il servizio pubblico è soprattutto un CONTENUTO DA TUTELARE E DA GARANTIRE, dovrebbe essere ricondotto alla sua essenza di veicolo di conoscenza e informazione, di libero scambio delle idee e della cultura. Quindi un canale di produzione televisiva legato a quello dell'informazione Parlamentare ma che sia in grado di costruire una struttura interattiva con altri canali di informazione.

L'interesse del cittadino italiano, che se pur impoverito è ancora una realtà identitaria potrebbe anche convivere con l'interesse del cittadino europeo o del nuovo cittadino globale di nuova identità. In questo contesto storico il diritto alla sopravvivenza mediatica del cittadino può essere rappresentato soltanto da un apparato istituzionale che faccia spalla ad un progetto imprenditoriale anche di ampio respiro internazionale. (anche gli studenti universitari di stanno organizzando per costruirsi una rete integrata di informazione che esorbiterà presto dai puri contenuti di informazione di servizio – vedi: www.uniroma.tv).

Il modello televisivo a mio parere non può contrapporsi ma deve integrarsi con google e internet, cioè non può più eludere un rapporto con la conoscenza di base, l'informazione e l'orientamento che è già in atto da anni e si va consolidando come strumento di consultazione privilegiata anche per domande di carattere enciclopedico e anche in fasce meno acculturate. Contenitore e contenuto in questa epoca contemporanea coincidono, soprattutto per le nuove generazioni non c'è più tempo per distinguere e per formulare una scelta deliberata.