Garantire la qualità dovuta istituzionalmente nei confronti dei cittadini
Il Servizio Pubblico richiede un’attenzione particolare ai contenuti trasmessi, attraverso oculate scelte editoriali nell’ottica di una politica di innovazione e di riposizionamento dell’offerta tradizionale, radiofonica e televisiva, nel nuovo ambiente digitale multimediale interattivo.
Deve agire da supporto e da regolatore verso l’iniziativa privata di produzione dei media, attuando nei diversi generi una efficace politica di controllo della qualità. Oltre i pur necessari obiettivi di ascolto “fotografati” da una rinnovata Auditel, non ci si può fermare alla soddisfazione della “qualità percepita” dai telespettatori ma - come ricordava Jader Jacobelli - garantire la “qualità dovuta” istituzionalmente nei confronti dei cittadini.
Seguendo questi principi, potremo avere nel nostro Paese un servizio pubblico direttamente ispirato alla definizione contenuta nel cosiddetto “Protocollo di Amsterdam”, divenuto ormai parte integrante del diritto comunitario: “La radiodiffusione di servizio pubblico negli Stati membri è direttamente legata ai bisogni democratici, sociali e culturali di ciascuna società e altresì alla necessità di preservare il pluralismo nei media”. Tale definizione non ha perduto nulla della sua importanza: al contrario, il suo significato si è rafforzato nella integrazione europea, nell’allargamento dell’Unione a 27 membri, nella evoluzione tecnologica e nelle sopravvenute emergenze nella società dell’informazione.
Nella rapida evoluzione delle tecniche di comunicazione, gli stessi errori – quando ci sono stati – dei concessionari di servizio pubblico hanno confermato la loro importanza come fornitori insostituibili di contenuti di qualità ai cittadini europei.
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