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INFOCIVICA - IDENTITA' E DIVERSITA' DELL'EUROPA - 2 -
Riarticolazione dell'offerta, presidio locale globale,  politiche connesse di produzione  e acquisizione dei diritti in ottica crossmediale.

Italo Moscati

1 - La nostra società vive di educazione più che mai. In direzioni diverse che nel passato. La scuola non basta. Le televisioni assumono, pur nella moltiplicazione dei canali e nella frammentazione dei programmi (tutti i programmi), un ruolo importante nella missione educativa (formativa) che già hanno; e di cui spesso non sono consapevoli fino in fondo; un ruolo che però va di continuo aggiornato, portato all'altezza dei tempi. Quello che valeva ieri non vale più oggi. Sia nella scelta dei contenuti che nelle forme.

Le televisioni devono essere in grado di fare quello che la scuola e le università non son in grado di fare. Tutti hanno imparato a scrivere secondo modelli che nel secolo scorso sono cambiati, rispetto all'epoca delle aste sui quaderni di scuola. Però nessuno o pochi hanno pensato seriamente ad insegnare com'è costruita una immagine esistente (un quadro, una sequenza di un film o un video) o addirittura come la si costruisce. Serve a poco avvicinare ai linguaggi i ragazzi e gli adulti senza metodi precisi: la scuole di cinema o comunque le scuole su tv e comunicazioni arrivano tardi. Le facoltà universitarie sono indietro di anni, pensano che la critica, la semiologia, la storia del cinema e tv, qualche piccolo video realizzato sul computer siano sufficienti. Non è così'. I “maestri” che contano non sono maestri lo diventano comunque perché parlano dalle tv; non sanno chi li ascolta e come li si ascolta. Su un punto tutti dovrebbero essere d'accordo: le televisioni devono e possono mettere al centro la missione educativa su basi nuove, con persone competenti, interessate a far capire e mostrare i processi visibili e soprattutto invisibili dei linguaggi delle immagini.

2 - RaiStoria è un canale molto seguito e ha saputo imporsi nonostante una concorrenza che era temibili e si è ormai molto ridimensionata (History Channel). Le Teche Rai sono una miniera che non finisce di stupire. Sono decisamente migliorate per la ricerca, l'uso, le possibilità che offre. Il modo con cui i documenti delle Teche vengono usati al meglio non corrispondono sempre a queste possibilità. Lo schema tipo presentazione-immagini-commento- immagini-commento, eccetera, fino al commento finale, è da tempo ripetitivo e al di sotto delle aspettative degli spettatori, nonché della quantità di forme e formati che si possono ricavare dai documenti stessi.

C'è una arretratezza forte nella costruzione drammaturgica, narrativa. Pochi autori sono in grado di organizzare un racconto rispettoso dei documenti e arricchito dalla fantasia di un autore che conosca le forme del teatro e del cinema, e le sappia rinnovare trasferire in un'opera per il video. Serve un recupero “artistico” delle storie e però i tentativi sono timidi, a volte scoraggianti. Per i 150 anni dell'Unità d'Italia si potevano evitare errori (la serie interrotta su Rai1 con Bruno Vespa e Pippo Baudo), si potevano discutere i criteri generali di intervento sul grande temai nvece di abbandonarlo a iniziative slegate fra loro; e si potevano organizzare meglio le iniziative tra reti generaliste e canali digitali o satellitari, spesso confuse, sbilenche nel creare percorsi storici e mescolare storia e cronaca. Faccio, per esemplificare e me ne scuso, il caso del mio film “Concerto Italiano” presentato due volte su Rai3 in orari massacranti e ignorato dal resto delle reti e dai canali; intanto il film ha girato, e gira in tutta Italia e all'estero, in università, licei, teatri, cineteche, eccetera. Situazioni simili discendono da disattenzioni volute o persino non percepite, vuoti non soltanto di memoria.

3 - Spero che le tecniche consentano sempre più intrecci. Tra il sogno di Wim Wenders di lavorare al computer come con una tastiera di pianoforte e avere a comando rapido scene di cielo o paesaggi, tempeste, sole, mare; e le possibilità che ogni giorno il cinema mostra usando la digitalizzazione e la post produzione, i tempi utopici si vanno stringendo. I miei stessi libri che raccontano di grandi della musica, del cinema, del teatro e della letteratura si potrebbero facilmente trasformare in una proposta di lettura-visione, in cui le immagini non siano illustrative o didascaliche ma efficaci per il loro valore evocativo, avvincente, capace di fare un cammino insieme, diverso, emozionante, con il lettore- spettatore. Una meta che è più vicina di quanto sembri. Il servizio pubblico , con le strutture educative (e non solo), potrebbe fare molto. Non è solo questione di investimenti, pur importanti, ma di capacità di visione per il tempo che aspetta dietro la porta della rinuncia, della diffidenza, della pigrizia.