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INFOCIVICA - IDENTITA' E DIVERSITA' DELL'EUROPA - 2 -
Riarticolazione dell'offerta, presidio locale globale,  politiche connesse di produzione  e acquisizione dei diritti in ottica crossmediale.

Andrea Melodia

Vicepresidente Infocivica, Presidente Unione Cattolica Stampa Italiana

RIPENSARE L'OFFERTA PER UNA PLATEA GENERALISTA NELL'ERA DELLA FRAMMENTAZIONE

 

Velocità e sintesi, ma anche superficialità e dispersione, sono i nuovi paradigmi della comunicazione. La diretta unidirezionale del broadcasting, conquista del secolo passato, viene sostituita dalla diretta bidirezionale in connessione, conquista del secolo presente. Ora al centro c'è l'individuo, non più le masse. Come raggiungerlo?

Nel nuovo modello dovrebbe essere lui a cercare la produzione professionale, e quindi tutto si risolverebbe nel marketing. Tuttavia non credo che la società di oggi e di domani possa fare a meno di un meccanismo collettivo di chiamata generale, o settoriale, come risposta alle emergenze, alle crisi, ma anche come guida per tutti, filo rosso, strumento di coesione sociale, di senso di appartenenza, di riconoscibilità nella comune famiglia umana come nella frammentazione delle nazioni, delle lingue, delle culture, delle religioni, delle tradizioni locali. Questo è il futuro del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale, generalista per definizione, istituzionale per mandato, libero e utopico per necessità.

Oggi lamentiamo le difficoltà dell'Europa a riconoscersi come superamento delle autonomie nazionali: ma non è un caso che l'Europa abbia sottovalutato la necessità di una comune comunicazione pubblica. Forse non è un caso che il paese europeo economicamente più forte e tra i più coesi, la Germania, sia quello con un servizio pubblico radiotelevisivo più forte e più sviluppato. E forse non è un caso neppure che quel servizio pubblico sia nato su un modello di autonomia regionale. L'imposizione degli alleati alla nazione vinta si è rivelata, a decenni di distanza, un fattore di vantaggio competitivo.

Se si accetta una prospettiva che potrebbe vedere il servizio pubblico come forse solitario sopravvissuto, per necessità sociale, della comunicazione generalista nell'era della frammentazione, occorre governare la transizione aiutando le grandi televisioni generaliste, pubbliche e private, ad entrare nell'era del palinsesto autogestito dagli individui con le carte in regola. Quelle che si salveranno, conservando credibilità e visibilità, potrebbero diventare in qualche modo servizio pubblico. Strada facendo, si dovrà finalmente decidere se questo compito merita certezze di risorse e governance libera, competente e costituzionalmente garantita.

E' più facile elencare gli errori di oggi, in questo percorso evolutivo, che dare consigli.

Errori evidenti dell'offerta generalista sono quelli di coloro che:

•  credono di difenderla accettando che essa si riduca a servire una generazione di anziani segnati dal digital divide e dalla pigrizia culturale;

•  producono programmi lunghi, ingessati, inadatti ad essere riutilizzati in pillole;

•  fanno informazione di parte, ottenendo il rifiuto di chi non si riconosce in quella scelta, anziché essere al servizio di tutti e della verità;

•  non si rendono conto dell'obbligo impellente di riorganizzare la produzione di informazione audiovisiva guardando alla immediatezza della rete e non dagli appuntamenti canonici del palinsesto;

•  credono che il pluralismo si garantisca armando gli opposti estremismi;

•  mescolano politica e spettacolo;

•  non sanno coniugare la cultura, la voglia di sapere, la curiosità con il divertimento e la passione;

•  riempiono il palinsesto di cianfrusaglie alla moda, acquisite nei mercati dell'usa e getta della comunicazione;

•  non sanno provvedere al recupero, alla catalogazione, al riutilizzo e alla valorizzazione di quanto hanno prodotto e producono attraverso tutti i media possibili;

•  preferiscono gli eventi inventati negli studi televisivi, creati dagli autori dei format internazionali, a quelli del mondo reale raccontati dai giornalisti; giornalisti che certo devono saper raccontare, che è attività creativa alla quale gli autori inevitabilmente collaborano, ma che deve pur sempre essere distinguibile nel suo approccio, nella sua intenzione di rispettare la realtà dei fatti e di non reinventarli;

•  infine, quelli che non hanno capito che il rapporto con il territorio, per dare informazione e anche per rappresentare le sue culture, costituisce un grande valore aggiunto per la tv generalista e non una limitazione.

Sul fronte propositivo, un solo consiglio mi sento di dedicarlo concretamente alla RAI, che è l'azienda da cui provengo e alla quale devo molto. Accetti il suo ridimensionamento, un dimensionamento relativo che non deve essere fatto di insensate privatizzazioni ma di autonoma volontà di tagliare ciò che non è necessario al nuovo progetto. Non aspetti che la politica risolva i suoi problemi, ma lo pretenda: ne ha la forza potenziale. E rimetta la qualità del prodotto al centro delle sue preoccupazioni, i cittadini lo capiranno e le ridaranno quella fiducia che oggi è sempre più in discussione.