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INFOCIVICA - IDENTITA' E DIVERSITA' DELL'EUROPA - 2 -
Riarticolazione dell'offerta, presidio locale globale,  politiche connesse di produzione  e acquisizione dei diritti in ottica crossmediale.

Giacomo Mazzone

Responsabile Relazioni Istituzionali UER/EBU

IL RUOLO DELL' EUROVISIONE E AREE DI POSSIBILE COOPERAZIONE TRA I MEZZI DISERVIZIO PUBBLICO NELL'ERA DELLA   TRANSIZIONE   DALLA   TRASMISSIONE ALLA RETE A BANDA LARGA -  IL BIT

    1. Le risorse a disposizione del sistema radiotelevisivo nel suo complesso stanno diminuendo o ,quantomento, tendono a crescere ormai meno dell'aumento dei costi;
    2. C'è un'emorragia di risorse nei sistemi piu sviluppati e digitalizzati, dove la convergenza è accresciuta, dal settore radio Tv al consumo di media su internet, che sta conoscendo tassi di sviluppo a due cifre e li avrà ancora per molto;
    3. Questa contrazione delle risorse disponibili tocca , per motivi diversi, tutti gli attori del sistema duale:
          • Le tv commerciali, a causa della riduzione della pubblicità;
          • Le pay tv, a causa della concorrenza dei sistemi V.o.D. che sono sempre più performanti
          • Le TV pubbliche, perché lo stato delle finanze pubbliche, a causa della crisi economica mondiale, è sempre più preoccupante  

    4.      Gli effetti di questa crisi si vedono in misura maggiore nei sistemi dove la convergenza è già un dato di fatto, ed in misura minore nei sistemi arretrati, dove la convergenza, la diffusione della broadband, la concorrenza fra sistemi di diffusione è ridotta

    5.      L'avvento della TV ibrida, ormai imminente, accelererà questo processo, aggredendo i broadcasters sul loro stesso terreno : quello dello schermo TV

    6.      L'impatto rischia di essere devastante, in quanto i broadcasters come la carta stampata prima di noi, non possono competere PER QUESTIONI DI LEGISLAZIONE APPLICABILE E DI DEONTOLOGIA  con il behavioural advertising offerto dalla pubblicità on line

    7.      Il rischio (già verificatosi) è che le TV commerciali –anello debole del sistema perché finanziate interamente dalla pubblicità - comincino ad entrare in rotta di collisione con le pay (Mediaset premium vs Sky) e diventino più aggressive nei confronti delle risorse pubblicitarie che ancora oggi vanno a finanziare le tv pubbliche. Ecco la spiegazione sistemica della decisione di cancellare la pubblicità sulle tv pubbliche di Francia e Spagna negli ultimi anni

    8.      Ma queste sono soluzioni di corto respiro, in quanto –come dimostrano proprio Spagna e Francia- non tutte le risorse tolte alla tv pubblica finiscono per convergere sulla tv commerciale e comunque, essendo risorse in generale in flessione, non sono in grado di garantire i ritmi di crescita che la tv commerciale ha conosciuto in passato

    9.      La strada della crescita sui mercati esteri e delle sinergie di scala, in Europa, è bloccata dalla frammentazione linguistica e dall'attribuzione delle licenze su scala nazionale. Solo Sky ed RTL sono riuscite a creare una vasta presenza fuori dai confini del paese d'origine, ma esclusivamente in nicchie di mercato. Canal +, Bouygues e Mediaset sono rimaste sostanzialmente confinate in due-tre paesi non di più

    10.     Sic stanti bus rebus, è inevitabile che la tensione prima o poi si sposti sulle uniche risorse garantite in questo sistema sotto attacco. E cioè il canone o il finanziamento pubblico.

    11.     Le tv pubbliche piu esposte sono , nell'ordine, :

          • quelle finanziate direttamente dal budget dello stato (Portogallo, Grecia, Olanda e perfino Gran Bretagna)
          • quelle che ancora hanno la pubblicità fra le fonti di finanziamento (RAI e TVP sono le ultime nei 6 grandi paesi)
          • quelle che hanno minor legittimità presso i loro telespettatori (poco viste o poco apprezzate o poco distinte dai competitors privati)

    12.      In molti paesi il dibattito è vivissimo e aspro e perfino in Europa (l'unica regione del mondo dove esso esiste in forma generalizzata) si comincia a mettere in discussione il diritto all'esistenza di un servizio pubblico radiotelevisivo

    13.     Un'altra delle conseguenze della convergenza è il progressivo allontanamento delle giovani generazioni dalle modalità di fruizione tradizionali dellaTV: flusso lineare, sul tv di casa, comodamente seduti, in famiglia.

    14.     La fruizione della TV oggi è sempre più simile a quella della radio (grazie al digitale): frammentata, on demand, su diversi supporti e persino in movimento.  Questo fa si che nelle nuove generazioni la percezione del canone (o di qualsiasi remunerazione del servizio pubblico) venga percepita come obsoleta.

    15.     Del resto in una società dove ormai di pubblico è rimasto ben poco (dalla scuola alla sanità, dalle utilities persino all'esercito), non è certo facile difendere un concetto come quello del servizio pubblico radiotelevisivo

    16.     Perfino la Costituzione Europea non parla esplicitamente di Servizio Pubblico (se non per dire che è di competenza nazionale: protocollo di Amsterdam), ma solo di Servizi di Interesse Generale. Uno slittamento semantico che però riduce la centralità dell'obbligo di fornire un servizio pubblico e si orienta verso la concessione di un “servizio universale”, che è tutt'altra cosa

    17.     La sparizione stessa dell'apparecchio televisivo (che era, ma non è più lo strumento unico della fruizione),  o la forte riduzione della sua centralità, sono fenomeni destinati a sfidare dalle fondamenta la legittimità del canone come tassa. Chi vede frammenti di tv on line, su I-pod o su I-pad non capisce perché debba pagare una tassa legata ad un apparecchio che non usa più o che, in alcuni casi, non possiede nemmeno piu

    18.     Negli USA nel passaggio al full digital nel 2010 è sparito 1-2% di households, che non sono più connessi né alle reti terrestri, né al cavo, né al satellite. Hanno smesso di vedere la TV o semplicemente la vedono con altri sistemi ?

    19.      Soluzioni ? Sì certo, numerose. Ma tutte legate alla volontà politica e alla pressione dei cittadini sui loro governi (anche in questo settore più che mai carenti di leadership o con leadership apertamente ostili al/ai servizio pubblico (Berlusconi, Sarkozy, Cameron,…).

    20.     La prima è una variabile interna: rafforzare la cooperazione internazionale e lo scambio con i servizi pubblici degli altri paesi. Presi singolarmente i campioni del servizio pubblico in Europa sono dei nani in confronto ai colossi mondiali, ma se riuscissero a mettersi insieme hanno dimensioni che oltrepassano quelle dei gruppi mondiali come News Corp o Warner. E ' possibile ? E' un'utopia ? Eppure l'esempio dell'UER ha mostrato come fra gli anni Ottanta ed oggi, un certo livello di cooperazione fra servizi pubblici ha dato risultati eccezionali, garantendo un vantaggio competitivo enorme a ciascuna tv pubblica nazionale contro i suoi competitors locali. Oggi purtroppo la dimensione europea non basta più. L'UER dovrebbe fornire servizi e soluzioni su scala globale, perché le sfide ed i competitors sono globali. Ma soprattutto le radio tv nazionali dovrebbero cominciare a pensare più grande ed aprirsi al mondo. Come per l'euro, solo un più forte grado di integrazione può garantire il futuro.

    21.     La seconda è una variabile esterna, legata alla politica. In Finlandia l'anno scorso si è cominciato a parlare di Media Tax. Pochi giorni fa in Svizzera si è deciso che il nuovo canone radiotv non sarà piu una tassa sul televisore, ma una tassa imposta a tutti per finanziare la diversità culturale del proprio paese rispetto al mondo e per finanziare la tenuta democratica del paese. Una rivoluzione copernicana, che naturalmente, dovrebbe anche avere un impatto sulle priorità del servizio pubblico nazionale

    22.     E in tutto ciò, la politica europea dove sta ? Si puô parlare di Eurobond senza parlare di un servizio pubblico europeo ? Finché avremo media nazionali che parlano e ragionano dentro i confini del paese, avremo un'opinione pubblica che privilegerà gli interessi diretti, di prossimità ed immediati a quelli di lungo termine e su scala continentale. Siamo sicuri che un processo di costruzione europea possa esser imposto contro il comune sentire di cui i media nazionali sono al tempo stesso “edificatori” e portavoce?