Gianni Bellisario
Dal Broadcast al Broadband. Le sfide pubbliche della crossmedialità
Da almeno vent’anni si discute di Servizio Pubblico radiotelevisivo in relazione allo sviluppo e capillare diffusione della tecnologia digitale ed alle conseguenti trasformazioni del complessivo settore delle telecomunicazioni.
Se si analizza il fenomeno ponendo al centro della riflessione l’utente finale ed i suoi bisogni consapevoli ed inconsapevoli ci si accorge che quest’ultimo diventa contemporaneamente target e protagonista del cambiamento epocale avviato dallo sviluppo del digitale. La possibilità di interagire innesca infatti un processo irreversibile che non si è ancora concluso. Nel frattempo nascono e si sviluppano nuove offerte di programmi e servizi che non provengono dal Servizio Pubblico ma sono comunque di pubblica utilità.
La possibilità di scegliere e di interagire contribuisce a poco a poco nel corso degli anni a modificare gli interessi ed i bisogni degli utenti e le loro aspettative nei confronti del Servizio Pubblico che comincia a perdere il suo ruolo di indiscusso punto di riferimento in quanto soddisfa solo parzialmente le aspettative dell’abbonato.
La diffusione della broadband – la banda larga - chiude il cerchio consentendo la realizzazione della convergenza ed obbligando i broadcaster ad uscire dalla nicchia protetta di tipo monopolistico e a confrontarsi con il singolo utente invece che con il dato medio Auditel.
I broadcaster pubblici al momento non offrono più - salvo alcuni casi europei – un Servizio Pubblico soddisfacente per i bisogni degli spettatori in quanto poco flessibili nei confronti di un’utenza che è sempre più abituata alla interazione ed alla personalizzazione dell’offerta. Il problema da affrontare per i broadcaster del Servizio Pubblico non è tanto come riciclarsi sul broadband ma come rispondere ed adeguarsi al profondo cambiamento in corso nell’utenza che è composta dalla quasi totalità della popolazione.
Si potrebbe quindi affermare che la condizione di broadcaster non è più sufficiente per svolgere i compiti del Servizio Pubblico a meno che non si integri con funzioni che non sono un’estensione crossmediale dei programmi radiotelevisivi ma evoluzioni della comunicazione telefonica, della interconnessione broadband e delle possibilità offerta dalle reti digitali di informare, educare, intrattenere ed offrire servizi in armonia con i bisogni di ogni singolo utente.
Di conseguenza i broadcaster pubblici rischiano di trasformarsi in semplici fornitori di parte del contenuto per le grandi organizzazioni mondiali della distribuzione on-line o per nuove organizzazioni broadband di iniziativa pubblica internazionale che si svilupperanno per rafforzare l’indispensabile presenza del Servizio Pubblico nel settore della comunicazione.
Infocivica si è più volte soffermata sul concetto di indispensabilità di un Servizio Pubblico delle Comunicazioni come salvaguardia delle libertà fondamentali. Servizio Pubblico come garante dell’accesso alle reti, libertà di navigazione, libertà di espressione e libertà di accesso alle informazioni senza condizioni e con i relativi oneri a carico di tutta la collettività. I broadcaster pubblici devono decidere in fretta se vogliono essere partecipi di questo processo o meno.
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