Seminario di Infocivica
ROMA - mercoledì 11 gennaio 2012
Consiglio Italiano Movimento Europeo
Piazza della Libertà 13 - quarto piano
ore 14.30-18.30
Quale ruolo della Rai nella fase due del Governo Monti ?
Erik Lambert
Dall’epoca dalla firma della convenzione di concessione del servizio pubblico alla RAI, nel 1994, il mondo televisivo - in particolare quello dello servizio pubblico - è profondemente cambiato:
- il mercato della concorrenza con l’emittenza commerciale è giunto a maturazione;
- alcune regole europee, che tengono appunto conto di questa situazione, sono state codificate;
- l’evoluzione delle tecnologie ha evidenziato e permette di rispondere a nuove aspettative e domande del pubblico;
- la recente crisi finanziaria obbliga i Stati a considerare in modo più preciso il “value for money” dei diversi servizi pubblici.
Anche “la madre de tutti le TV di servizio pubblico”, la BBC, non ha potuto evitare profondi cambiamenti nelle ultimi anni: dismissione di moltiplice attività e riduzione del proprio perimetro, limitazione di certe iniziative, ridefinizione del contenuto del servizio pubblico.
Il punto non è di cercare di creare una BBC in Italia, ma di cercare d’adeguarsi in modo congruo ai stessi fattori di cambiamento.
Il rinnovo della concessione in scadenza il 6 maggio 2016 è un’opportunità per lo Stato e per la RAI per chiarire la situazione del servizio in Italia, e dunque adattarlo all'evoluzione recente delle aspettative del cittadino, del pubblico e del mercato televisivo in genere, senza dimenticare di renderlo conforme alle indicazione dell’Unione Europea.
Al primo posto, è necessario separare i due aspetti della RAI:
- la concessionaria dell’attività di servizio pubblico, finanziato del canone
- la società a controllo pubblico/Statale, con obiettivi non solo finanziari
L’attività di concessionaria del SP adesso deve obbedire a regole ben precise (cf. Decisione Altmark, 2a comunicazione sul servizio pubblico di emittenza radio televisiva); queste attività devono essere definite “a monte” e possono non solo non essere concesse alla RAI, ma possono anche essere affidate a diversi soggetti secondo le loro capacità proprie. L’obiettivo per lo Stato, è d’identificare il soggetto il più adatto a fornire questo SP, con la più grande efficienza anche economica, per il beneficio di tutta la popolazione. Non significa che lo Stato deve per forza “spezzare” la concessione di servizio pubblico (ci sono molti elementi che militano contro questa ipotesi), ma simplicemente che ogni aspetto deve essere considerato separemente per assicurarne l’ottimizzazione.
La società RAI di proprietà pubblica, non è solo presente per competere al fine di essere il fornitore del SP alle condizioni più favorevoli per il Tesoro, ma è anche un’azienda presente sul mercato, con capacità specifiche e forse con obiettivi certo non solo finanziari (come tutte le aziende, finalizzate al profitto del proprietario e/o dell’Erario), ma anche finalizzati a contribuire allo sviluppo del paese.
Quello della buona gestione è un elemento essenziale che dobbiamo aver ben presente: le attività che contribuiscono allo sviluppo di un paese non sono finanziate dallo Stato, bensì attraverso un appropriato utilizzo di risorse proprie da parte di imprese quali la Cassa Depositi e Prestiti o la Banca Mondiale che devono fare benefici, ma che si assumono rischi che altre banche non possono prendere.
Se la definizione (ovviamente in consultazione con altri soggetti interessati, in primis la RAI) e il controllo della fornitura del SP (svolta fino ad ora della RAI) ricade normalmente sotto il controllo del Parlamento, si capisce anche bene che l’attività della società stessa, fornitrice di SP ma anche di altri servizi, non può e non deve essere controllata dalla classe politica, ma deve rispondere a un patto di gestione tra une direzione forte e l’azionista, dove la responsabilità della direzione generale è quella di assicurare i risultati fissati dal patto (come una società quotata in Borsa, con un azionariato diffuso: il CEO rimane al suo posto fin quando non è più in grado di fornire i risultati promessi).
Una chiarificazione di questi due aspetti in occasione del rinnovo della concessione permetterebbe di avvicinare le problematiche del futuro in modo più sereno e meno convulso.
La politica ha come dovere il compito di definire le missioni di servizio pubblico, anche in diversi lotti, e le modalità per affidarle alla/alle società giudicate le più idonee per fornire il servizio in cambio del riversamento del canone o di una quota parte del canone (l’assurdo canone di concessione andrebbe ovviamente abolito in questo configurazione).
Queste missioni devono essere definite - ivi comprese le loro modalità di esecuzione - in conformità con le regole Europee: non possono andare “in ogni direzione” a 360 gradi!
La RAI a questo punto si troverebbe ad essere un concorrente in competizione per vedersi affidate tutte le missioni di servizio pubblico o solo alcune di esse - o almeno deve mettersi in ordine per avvicinare il rinnovo della concessione in questo spirito. Sarà libera di scegliere il modo migliore per fornire il Servizio Pubblico al pubblico (e alla politica), con risultati controllati a posteriori, e dunque in definitiva sarà molto più libera.
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