Stefano Panunzi
Professore associato di progettazione architettonica e urbana - Università del Molise
Le nuove frontiere della videocomunicazione: il caso della tele-contiguità
Il termine telecontiguità (NOTA 1) indica le ricerche sperimentali e didattiche di ICT (Information Communication Technology) applicate all'architettura ed allo spazio urbano, condotte e coordinate da Stefano Panunzi, prima ricercatore e docente presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" della Facoltà di Architettura, ed oggi cofondatore della Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi del Molise, dove ha potuto portare a compimento la realizzazione di un sistema prototipale funzionante di telecontiguità. Tale sistema, evoluzione naturale della videoconferenza, è un traguardo raggiunto in Italia, esempio unico nel suo genere e assolutamente competitivo a livello internazionale per l'efficacia, semplicità d'uso e l'economicità rispetto a ricerche analoghe nel campo dell'augmented reality, in Europa, Stati Uniti, Canada, Giappone.
(NOTA 2)
La ricerca svolta dall'Unità dell'Università del Molise nell'ambito della Ricerca PRIN 2006, è stata finalizzata al perfezionamento del sistema di telecontiguità per la creazione di una lavagna interattiva in telepresenza. Il sistema di telecontiguità è la nuova frontiera della telepresenza perchè può trasformare una semplice vetrata in superficie di condivisione tangibile per la videocomunicazione. La tangibilità consiste nel fatto che ci si può avvicinare allo schermo fino a toccarlo, continuando ad essere visti, dove si è realmente e nelle reali dimensioni, senza i limiti di posizione/distanza/inquadratura della normale videoconferenza. Lo schermo “vede” letteralmente, ovvero riprende, cosa gli sta davanti; come uno scanner, l'immagine di ciò che è a contatto con il vetro è in perfetta scala 1:1. Questo consente una comunicazione faccia a faccia alla distanza critica del colloquio naturale, guardandosi negli occhi, come se si fosse separati solo da un vetro, permettendo un contatto reciproco, anche gestuale, in scala 1:1. Questa originale soluzione tecnologica garantisce la reciproca corrispondenza, tra le due inquadrature ricetrasmesse, costruendo una “quarta parete” comune ai due spazi, in realtà distanti, che li rende percettivamente adiacenti e contigui. Le applicazioni possibili sono innumerevoli, nello specifico campo della didattica progettuale si è sperimentata una soluzione che consente a più persone di parlare, vedersi faccia a faccia, disegnare contemporaneamente uno di fronte all'altro, comporre plastici metà da una parte e metà dall'altra, restando in luoghi fisici diversi.
NOTA 1 - Letteralmente il neologismo tele-contiguità indica, con un ossimoro, la possibilità di rendere percettivamente contigui due spazi distanti, come se fossero separati solo da un vetro, l'immagine teletrasmessa è in scala reale e proviene da una inquadratura a camera fissa. La particolarità innovativa è la reciproca corrispondenza fra il quadro dell'immagine proiettata e quello dell'immagine ripresa che si offre come una vera e propria superficie di contatto reciproco che, allo stato attuale, potrebbe anche raggiungere la dimensione ella parete di una stanza.[ A) Clearboard 1 e 2 di Hiroshi Ishii, Minoru Kobayashi NTT Human Interface Laboratories, Japan 1992 - B) Interactive Video System British Telecommunications 2005, tentativo di brevetto internazionale rifiutato]
NOTA 2 - Il sistema di telecontiguità , pone particolare cura all'allestimento scenografico della superficie di contiguità audiovisiva che può coincidere con elementi dello spazio architettonico e urbano come porte, finestre, vetrine, pareti, facciate, etc. per offrirsi come integrazione dello spazio reale ( augmented reality Flavia Sparacino MIT - USA) senza alcuna necessità di oscuramento degli ambienti.
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