CONSIDERAZIONI SULLA SITUAZIONE ATTUALE DELL’UNIONE EUROPEA
Com’era prevedibile, la fine del tormentato periodo delle ratifiche del Trattato di Lisbona (con un nuovo referendum irlandese che annullava quello negativo, del 2OO8, e la fine dei tentennamenti dei Presidenti euroscettici di Polonia e Repubblica Ceca) ha aperto un nuovo periodo della vita dell’UE, creando nuove Istituzioni come il Presidente del Consiglio Europeo e il nuovo Rappresentante europeo per la politica estera, al contempo Vice Presidente della Commissione Europea, e qualche ritocco ad altre Istituzioni.
Il nuovo Trattato di Lisbona non era più, nel nuovo contenuto, un Trattato costituzionale, com’era stato definito quello defunto. Ma, a detta dei suoi autori, avrebbe comunque permesso nuovi allargamenti dell’UE , e un più agevole funzionamento delle sue Istituzioni. E’ il caso di dire «staremo a vedere», poiché le Istituzioni in ogni caso si appesantiscono, le nuove nomine non hanno entusiasmato nessuno (il premier belga Herman Van Rompuy, nominato Presidente del Consiglio Europeo, considerato dai Belgi «un furbetto fiammingo plurilingue» et c’est tout). Quanto all‘Alto Rappresentante per la Politica Estera e Vice Presidente della Commissione Europea, Lady Alston, si tratta di una gentile Signora diplomatica inglese (che certamente migliorerà con le sue buone maniere il comportamento degli europei).
Basterebbero due episodi, naturalmente, trascurati dalla stampa europea, che escluderebbero un «progresso politico», come taluno ha definito il Trattato di Lisbona. Uno di essi ci interessa da vicino, ed è la visita (effettuata proprio nei giorni trionfali delle nomine a Bruxelles, grazie al nuovo Trattato appena entrato in vigore) del nostro Premier Silvio Berlusconi a Minsk (senza informare nessuno a Bruxelles, naturalmente) per incontrare uno degli uomini più odiati e negletti dalle istanze dell’UE, il dittatore bielorusso Lukacenko. E a Copenaghen, dove alla Conferenza mondiale sul riscaldamento del Pianeta Terra c’é stato un accordo negoziato dagli Stati emergenti, e cioè Cina, India, Brasile, Sudafrica, con gli Stati Uniti d’America, escludendo l’UE, arrivata in forze con funzionari ed esponenti di spicco, e le delegazioni di tutti gli Stati aderenti a essa.
Volendo soffermarci con maggior serietà sulla situazione internazionale dell’UE, dovremmo affermare che, come ognun sa, il Trattato di Lisbona non fa dell’UE una « Federazione », come avrebbero voluto i Federalisti più ferventi. Almeno sino a che sussisterà il diritto di veto «nazionale» non ci sarà motivo di combattere le definizioni più numerose, che vogliono l’UE una forma di alleanza intergovernativa di nuovo tipo e nulla di più. Certo, atti d’inimicizia tra i Paesi Membri, o addirittura guerre, sono impensabili - e tuttavia il paragone con gli Stati federali classici (tali ad esempio, gli USA o la Svizzera) non reggerebbe in alcun modo. E’ vero invece che il Trattato di Lisbona permette all’UE di allargarsi senza grandi problemi, e il suo carattere « politico » avrà valore e consistenza se si dimostrerà nel tempo che sarà l’unico strumento per assicurare la pace in Europa. Dovesse l’UE, ad esempio, riuscire a incorporare tutti i Paesi dei Balcani Occidentali, essa potrebbe assicurare la pace in una parte di essa dove le inimicizie sono endemiche. Riuscisse l’UE (altro grande esempio) a fare accettare agli Europei l’adesione della Turchia, forse si potrebbe pensare a nuovi rapporti con il mondo islamico, forse…
Bino Olivi
01 marzo 2010
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