COME
COSTRUIRE UN SERVIZIO PUBBLICO EUROPEO
La notizia dell'imminente
varo del capitolato di gara per il canale televisivo
dell'Unione Europea e la sua probabile attribuzione
al Consorzio promosso dai servizi pubblici dell'UER,
conferma la necessità - sottolineata sin dalla
sua costituzione dalla nostra Associazione - che vengano
garantite forti sinergie fra i canali parlamentari,
le istituzioni nazionali e questo nuovo canale.
Quanto avviene
nel mercato delle telecomunicazioni - in un momento
delicato di passaggio come questo verso la costruzione
di reti di nuova generazione NGN - rende a nostro
parere necessario un deciso salto di qualità
nella cooperazione fra i servizi pubblici radiotelevisivi,
pena la loro emarginazione dai grandi processi di
transizione verso la società dell'informazione
e verso la costruzione di quella che è stata
definita dalla Royal Charter BBC come una "nuova
cittadinanza digitale".
L'accordo fra alcuni
operatori di telecomunicazioni che potrebbe promuovere
una super-rete europea a larga banda, ci convince
della necessità per Infocivica, al contempo
di sapere "volare alto" e di tener conto
con realismo della situazione esistente con la consapevolezza
che senza volontà politica non si costruisce
l'Europa politica né tantomeno un servizio
pubblico europeo.
Fatta questa premessa,
il compito di Associazioni come la nostra crediamo
sia quello di avere il coraggio di smuovere le acque
e di non procedere con il braccio corto, o, peggio
ancora, piegato all'indietro in nome della Realpolitik.
Altrimenti Infocivica svolgerebbe una funzione di
mera supplenza, simile a quella degli sherpa che nei
summit europei cerchino l'ennesimo compromesso al
ribasso.
La
riflessione che ci proponiamo di avviare con la Conferenza
Nel 1983-84, quando
la Commissione Europea pubblicò il Libro
Verde sulla televisione in Europa, si escluse
d'emblée l'idea di dar vita ad un ente
radiotelevisivo pubblico europeo. L'ipotesi tramontò
definitivamente quando - dopo le promettenti sperimentazioni
di cooperazione europea avviate nel 1983 da alcuni
pubcaster europei tra cui l'olandese NOS e la Rai
con il progetto Eurikon - cessarono definitivamente
i programmi di Europa TV, il canale televisivo paneuropeo
multilingue promosso nel settembre 1986 ad Hilversum.
Lo stesso Rupert Murdoch dopo aver lanciato Sky Television
a livello paneuropeo sui primi circuiti via cavo,
convinto di ripetere l’esperienza dei cable
operator statunitensi, decise di nazionalizzare la
sua strategia confinandola per anni al solo Regno
Unito attraverso il proprio bouquet satellitare
Sky, che si rivelò vincente contro i concorrenti
nel campo della pay tv.
Il tramonto dei primi
progetti di tv paneuropea non impedì, cinque
anni dopo la stesura del Libro Verde della Commissione
Europea, di approvare la prima Direttiva sulla Televisione
senza frontiere che disciplinerà la fine della
televisione regolamentata esclusivamente in ambito
nazionale. In quel contesto, mentre cadeva il Muro
di Berlino, alcune personalità come Massimo
Fichera non si scoraggiarono di fronte a questi primi
fallimenti e, riprendendo in mano il progetto Olympus
dell'Agenzia Spaziale Europea e riallocando la destinazione
del trasponder del satellite a diffusione diretta
a copertura paneuropea, promossero nel 1990 un secondo
tentativo destinato a non migliore sorte, il canale
RaiSat, che durante i campionati mondiali di calcio
sperimentò per la prima volta le trasmissioni
televisive ad alta definizione in tecnologia digitale,
mentre in seno all'UER proseguivano la propria battaglia
per superare la dimensione nazionale preparando il
progetto Euronews.
Rai Sat fallì
probabilmente perché troppo precursore nei
tempi (in Francia qualcuno la definì ironicamente
la nuova Radio Londra). Mentre Sky Italia, un quarto
di secolo dopo le sperimentazioni di Fichera, riesce
oggi a far entrare l'alta definizione nelle famiglie
italiane. Ma, grazie all'impegno testardo di Fichera
e alle alleanze che riuscì a costruirsi in
seno all'UER, la nuova Europa del Mercato Unico Europeo
dispose dal 1993 di uno strumento di comunicazione
- sia pure di nicchia - come Euronews, di cui molte
Cassandre prevedevano la scomparsa.
Contemporaneamente
nel settore della fiction venne avviato un altro Consorzio,
l'European Coproduction Association, con il determinante
concorso di Channel Four. I risultati furono poco
incoraggianti ma i singoli brodcaster europei (in
grave ritardo rispetto al Regno Unito che grazie a
Michael Grade favori la nascita delle case di produzione
indipendente, le cosiddette Indies) presero
coscienza dell'importanza dell'industria della fiction,
considerandola un fattore critico di successo dei
servizi pubblici, nella loro competizione sugli ascolti
con i broadcaster commerciali, prevalentemente importatori
di produzione seriale di fiction proveniente da Oltre
Oceano (non solo di Dallas ma anche di telenovelas).
Il processo di costruzione
di un'Europa dell'Informazione da quel momento si
è fermato lì. Il programma E-Europe
e la nuova Direzione Information Society, nonostante
le aspettative di Lisbona, non hanno raggiunto i risultati
attesi, mentre la deregulation delle telecomunicazioni,
completatasi alla fine degli anni Novanta, ha creato
solo nuovi grandi attori privati destinati ad incidere
nell'universo della comunicazione. La coscienza europeista
dei cittadini deve ancora crescere, L'Europa a 27
deve combattere l'euroscetticismo e le tendenze xenofobe
anche attraverso appropriate campagne informative
che ricorrano ai più moderni strumenti di comunicazione.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un fenomeno
di crescita inversamente proporzionale fra processo
di allargamento dell'Unione e fornitura di servizi
informativi e culturali sulla nuova Europa. Se da
un lato si è affermata l'Europa della generazione
Erasmus e del low cost che ha spianato i voli
senza frontiere, non siu è ancora realizzata
una televisione pubblica senza frontiere. Le esperienze
avviate negli anni Sessanta, come Giochi Senza Frontiere
e il Festival della Canzone dell'Eurovisione, incisero
nella formazione di una coscienza europeistica popolare
nelle generazioni di allora. Oggi sono necessari strumenti
diversi per comunicare con l'intera collettività
e non solo con le élite che dispongono di abbondanti
e sofisticati strumenti informativi di nicchia. Occorre
trovare il modo di comunicare con i cittadini europei
in modo chiaro, semplice e diretto per rilanciare
i principi su cui si basano le Istituzioni Europee,
facendo loro capire i benefici di iniziative di interesse
comune come l'introduzione dell' Euro o del Mercato
Unico.
La
proposta di Infocivica da discutere nella Conferenza
Proprio per questo
riteniamo valida più che mai per l'Europa la
proposta di Infocivica di dar vita ad un autentico
servizio pubblico europeo capace di rivolgersi a tutti
i cittadini europei, dall'Atlantico agli Urali, sapendo
calarsi nelle loro coscienze e nelle tradizioni dei
singoli Paesi membri e, soprattutto, delle Regioni
che compongono l'Europa.
Nella Conferenza promossa
da Infocivica nell'ambito del Prix Italia il panel
di esperti che abbiamo invitato dovrà rispondere
ai seguenti interrogativi:
a) ha senso oppure
no parlare di un servizio pubblico a dimensione europea
?
b) che cosa implicherebbe
per gli attuali servizi pubblici nazionali - sotto
il profilo tecnologico dell'offerta, delle risorse
e delle regole di governance - realizzare un
tale servizio pubblico europeo e che cosa implicherebbe
invece rinunciare a farlo?
c) a fronte delle joint-ventures
che vedono la luce fra gestori e operatori privati
nelle comunicazioni elettroniche a distanza, che significato
strategico rivestirebbe un'alleanza fra i grandi brodcaster
pubblici del Vecchio Continente?
d) nel nuovo scenario
del mondo delle comunicazioni globali è opportuno
mantenere quel carattere di sistema misto pubblico-privato
che ha caratterizzato storicamente sul piano nazionale
il Vecchio Continente, contaddistinguendolo dal modello
americano?
L'obiettivo di questa
Conferenza è quello di analizzare le tendenze
nel futuro non immediato, verificando se, per i servizi
pubblici, in questo momento di crisi che duramente
li colpisce, non sia necessario andare in controtendenza
ovvero si renda plausibile l'ipotesi di promuovere
investimenti strategici a redditività differita
con ricadute solo nel medio-lungo termine e di avviare
un New Deal dei servizi pubblici, o qualcosa di simile
ad un Piano europeo della Comunicazione, che consenta
davvero di adeguare la loro offerta al nuovo scenario
del mercato delle comunicazioni in Europa. Questo
peraltro con la consapevolezza che i pubcaster potranno
fare significativi passi avanti in questa direzione
se ripartirà contemporaneamente il processo
di Unità Politica dell'Europa avviato nel 1985
con l'approvazione a Milano del progetto di Trattato
di Unione Europea, da cui nacque l'anno sucessivo
il Consorzio pubblco Europa Tv. Naturalmente un sistema
europeo misto della comunicazione deve essere realizzato
secondo modalità diverse da quelle adottate
per la CECA negli anni Cinquanta, per il Mercato Comune
Europeo due decenni dopo o, più recentemente,
per il Trattato di Maastricht. Al contrario dovrà
essere progettato in modo da assicurare un rapporto
diretto con i cittadini, anche attraverso le reti
a banda larga di nuova generazione.
Oggi la comunicazione
investe direttamente l'esistenza stessa delle istituzioni
e la legittimità democratica della loro funzione
in una società sempre più esposta alle
spinte della globalizzazione e agli effetti di ritorno
che essa produce nelle diverse e variegate realtà
territoriali socio economiche, linguistiche e culturali
che caratterizzano la nuova Europa. I media sono ormai
parte integrante della nuova Polis. Il concetto di
servizio pubblico si deve pertanto adeguare alla nuova
statualità e dimensione "locale e globale"
venutasi a creare con la devolution e la crisi dei
vecchi Stati nazionali. Nel Trattato di Lisbona -
la cui approvazione è attesa per la fine dell'anno
(referendum irlandese permettendo) - è inserito
un protocollo ad hoc che riconosce l'importanza
nell'Unione dei "servizi di interesse generale",
in altri termini dei servizi pubblici. ivi incluso,
naturalmente anche se non espressamente menzionato,
quello radiotelevisivo. Da quel giorno la strada sarà
finalmente aperta per la nascita del/dei media di
servizio pubblico europeo. E ciò senza dimenticare
che il rilancio del processo di costruzione europea
può anche ripartire dalle "cooperazioni
rafforzate" previste nel Trattato di Nizza .
Facciamo di quelle fra i pubcaster pubblici europei
e della loro cooperazione per dar vita ad un servizio
pubblico europeo, un grande asset strategico per la
creazione di valore pubblico per l'Europa nella nascente
società dell'informazione e per evitare che
gli uni e gli altri organismi nazionali si riucano
a soggetti, se non marginali, comunque destinati ad
un lento, inesorabile declino.
22 maggio 2009 |