IL RUOLO DEL SERVIZIO PUBBLICO NELLA SOCIETA' DELL'INFORMAZIONE
di Bruno Somalvico
Le trasformazioni del servizio pubblico nel prossimo decennio impongono un ripensamento delle sue missioni nella società dell'informazione per poter governare il processo di transizione dal broadcast verso la comunicazione sulle reti a larga banda.
Servizio pubblico e transizione al digitale
La Rai, alla stregua della nuova Corporación Rtve, della rinnovata RTP e di France Télévision che attende di sapere quali saranno le conseguenze del Rapport Copé sul suo finanziamento e sul proprio riassetto interno, è alla prese con la difficile transizione verso la tecnologia digitale. Ma in questa occasione non dobbiamo solo fare i conti con un processo di innovazione tecnologica come è stato ad esempio in passato il passaggio dalla televisione in bianco e nero a quella colori. I nostri organismi radiotelevisivi dovranno nei prossimi anni procedere all'interno di un percorso destinato a trasformarli in profondità, poiché si andrà sempre più chiaramente delineando il passaggio dal servizio pubblico radiotelevisivo tradizionale, che potremmo definire brodcastingcentrico, ovvero caratterizzato dall'offerta di servizi radiofonici e televisivi a programmazione lineare dove centrale risulta l'organizzazione dei palinsesti quotidiani, ad un nuovo servizio pubblico radiotelevisivo multimediale veicolato su reti universali a banda larga, dove acquisterà sempre più spazio nelle diete mediatiche dei cittadini l'offerta on demand, ovvero liberamente acquisita a richiesta in rete, dove sempre più cruciale insieme al motore di ricerca e alla facilità d'accesso, risulterà la ricchezza dell'archivio (Library), e quindi la varietà, la qualità, l'affidabilità e l'appetibilità dei contenuti, a prescindere dalla fonte che li ha prodotti.
Servizio Universale
Sul piano dei servizi lineari, ovvero della televisione tradizionalmente intesa, la Rai deve in primo luogo garantire a tutti i cittadini una soddisfacente transizione verso la completa digitalizzazione delle trasmissioni, mantenendo il più a lungo possibile un ruolo di primissimo piano soprattutto nel settore delle trasmissioni digitali terrestri e via satellite con la consapevolezza che, a termine, tali programmi sono comunque destinati ad essere fruibili ad accesso universale.
Contenuti Digitali: totale accessibilità multipiattaforma dei contenuti del servizio pubblico
Sul piano dei contenuti digitali accessibili da catalogo, il servizio pubblico deve essere in grado di fornire al navigatore in rete, ovunque esso si trovi, davanti ad uno schermo in poltrona in un momento di svago o davanti al terminale di un calcolatore sul luogo di lavoro, o in automobile in presenza di un navigatore GPS o in movimento con il proprio palmare o telefono cellulare, innanzitutto una bussola di orientamento, affinché il cittadino navigatore non si trovi disorientato in quella immensa babele elettronica che è ormai diventa la Rete.
La rivoluzione digitale interessa anche l’assetto organizzativo e il rapporto con le sedi territoriali
Non si tratta solo di governare il processo di innovazione tecnologica né di procedere rapidamente ad un'altrettanto ineluttabile mutazione della specie che comporterà una radicale trasformazione del nostro assetto organizzativo, del rapporto fra la sede centrale e le proprie sedi territoriali, nonché delle modalità di presidio editoriale e di acquisizione dei prodotti tenendo conto delle infinite possibilità di acquisire direttamente dalla rete stessa contenuti, siano essi prodotti da società di produzione sempre più specializzate e professionalizzate, siano essi direttamente e in taluni casi anche fortuitamente generati dagli utenti finali della rete medesima.
Servizio pubblico e multiculturalità: servizio pubblico come strumento di unità nazionale culturale e sociale
E' giunto il momento di fronte a questi effetti di tornare a sintonizzarsi con le nostre complesse società post industriali e post-fordiste alle prese con problemi vecchi e nuovi come le modalità di regolazione dei flussi migratori e di integrazione delle nuove popolazioni nelle rispettive comunità nazionali. Come al momento dell'avvio della televisione, oltre mezzo secolo or sono, quando, grazie a straordinarie figure, il servizio pubblico riusciva a combattere e praticamente debellare l'analfabetismo unificando la lingua parlata nella Penisola italiana, in modo analogo, nelle nostre complesse e variegate società multietniche, multirazziali e multiconfessionali, fondamentale torna ad essere la missione educativa per consentire a tutti di beneficiare pianamente dei nuovi servizi della società dell'informazione e della conoscenza disseminata e condivisa in rete, qualunque siano i modelli di integrazione delle comunità immigrate nel corpo sociale.
Servizio pubblico e televisione generalista: strumenti di coesione culturale e sociale
Di fronte al processo di frammentazione dell'offerta, al declino della radio e della televisione generalista, che erano in grado, nell'era della radio e della televisione analogica, di assicurare al momento del telegiornale e in occasione dei grandi eventi e delle "grandi cerimonie dei media", quella funzione di coesione sociale per l'intera comunità nazionale, sembrano oggi venire meno alcuni presupposti fondamentali su cui si fondavano i nostri servizi pubblici, vuoi perché alcune tradizionali missioni sono ormai espletate anche dai moderni gruppi commerciali, vuoi poiché una fetta crescente della popolazione dispone di ricche diete mediatiche e di strumenti conoscitivi un tempo appartenenti solo a ristrette élites intellettuali, che rendono sempre meno necessario il ricorso ai tradizionali strumenti di comunicazione di massa.
La crescita degli utenti navigatori in rete, al computer, sul telefono cellulare, o sul terminale mobile gps in automobile, consente ormai ad un crescente numero di utenti di costruirsi la propria audioteca e cineteca, il proprio palinsesto quotidiano e il proprio giornale sempre più personalizzato. Gli stessi social network che vanno sempre piu' interessando i consumi soprattutto delle fasce giovanili degli utenti, anziché ricreare dinamiche di aggregazione verticale del corpo sociale, tendono al contrario a favorire aggregazioni orizzontali solo fra utenti con profili socioculturali simili, ovvero a generare ulteriori fratture fra reti di aggregazione e social network espressione della cultura alta e dei ceti più abbienti e colti, e reti espressione di cultura bassa e dei ceti giovanili meno fortunati e alfabetizzati.
Assistiamo dunque anche nella rete a quel fenomeno che il sociologo Pierre Bourdieu aveva definito con il termine distinzione. Mentre la comunicazione di massa aggregava il corpo sociale e tendeva a non operare distinzioni secondo le esigenze anche degli inserzionisti dell'epoca, i nuovi media post generalisti tendono invece a distinguere e a creare nuove élite, e non è sufficiente il loro presidio da parte di editori di servizio pubblico animati delle migliori intenzioni, per poter invertire questa tendenza.
Occorre dunque non solo adattare alla società digitale le tradizionali missioni di informare, educare e divertire. Se vogliamo riconquistare un ruolo fondamentale in questo nuovo secolo, dobbiamo studiare e capire prima di tutto, molto bene e in profondità, come funziona e come si riorganizza la società. Se è davvero possibile, e in che modo, riuscire a invertire questa tendenza verso la frammentazione. Come in concreto possiamo concorrere a riaggregare il corpo sociale facendo leva su nuove forme di identificazione e di appartenenza alla comunità in un mondo sempre più globalizzato ma, al contempo, alla ricerca delle proprie radici culturali, religiose e linguistiche locali e territoriali.
Riscrivere i fondamenti del servizio pubblico
Solo dopo quest'indispensabile lavoro di comprensione della società e delle esigenze che effettivamente saremo in grado di soddisfare nel proprio seno credo che potremo probabilmente scrivere le Tavole di Mosè del nuovo servizio pubblico crossmediale della società dell'informazione. Nel frattempo come ha iniziato a fare la BBC in applicazione della nuova Royal Charter e del proprio mandato ricevuto dal governo britannico di avere un ruolo di apripista per costruire il Regno Unito digitale e promuovere una nuova cittadinanza, anche i servizi pubblici dell'Europa Latina e Mediterranea devono essere in grado di stringere i tempi e assicurare il rispetto delle scadenze nel passaggio al digitale e soprattutto nell'adozione di una chiara strategia editoriale, prima sperimentale, poi operativa nell'organizzazione dei contenuti crossmediali.
Indebolimento della Tv generalista nel nuovo contesto digitale:
Servizio pubblico come garanzia nel campo dell’informazione
Dopo la crescita, nell'ultimo decennio, delle piattaforme multicanali digitali a pagamento, che hanno modificato sensibilmente l'assetto soprattutto della televisione, portando in Italia al superamento del tradizionale duopolio generalista Rai - Mediaset e alla formazione di un nuovo tripolio dove cresce sempre di più sia per fatturato che per consumo la News Corp. di Rupert Murdoch attraverso la propria pay tv Sky Italia, il prossimo decennio sarà caratterizzato molto probabilmente dalla sviluppo esponenziale dei consumi di prodotti on demand e di nuovi siti e portali caratterizzati da immagini virtuali tridimensionali destinati ad affievolire ulteriormente le già sottile distinzione fra universo reale e mondo virtuale, fra contenuti filmati e ripresi nel mondo reale ed elaborazioni al computer, fenomeno che renderà sempre più necessaria la certificazione dell'attendibilità delle fonti informative. All'interno della nuova Grande Tela Universale Multimediale, come l'editore responsabile di un'enciclopedia, il nuovo servizio pubblico multimediale si dovrà dunque preoccupare di garantire al contempo la completezza, l'autorevolezza, ma anche l'accessibilità e l'appetibilità delle voci in essa contenute.
Il servizio pubblico è un importante interprete delle esigenze di comunicazione a livello locale e un punto di riferimento per i cittadini nell’universo digitale multimediale
Mettendosi anche al servizio delle esigenze di comunicazione delle istituzioni nazionali e locali (dalle comunità locali ai comuni, dalla province alle regioni e alle macroregioni), ovvero di fronte ad una miriade di contenuti e di informazione, il servizio pubblico dovrà assomigliare a un moderno Virgilio, ovvero proporre e suggerire percorsi in grado di accompagnare i cittadini in un universo che, come Internet, è destinato - nonostante l'esistenza di dispositivi tesi a proteggerci dai contenuti illeciti e da quelli pregiudizievoli - a rimanere pieno di insidie e di incognite, non solo di opportunità, e dove la frontiera sempre più fragile fra realtà e virtualità - soprattutto con la crescita di nuovi siti multimediali tridimensionali - offre infinite possibilità di manipolazione delle immagini, rendendo ancor più delicata e importante l'opera di intermediazione dei giornalisti e degli operatori della comunicazione.
Condividere il sapere in rete liberamente acquisito e generato ma con un valore aggiunto, ovvero con l'arricchimento, la verifica e la certificazione con un bollino di public value che solo qualificati professionisti operanti in un servizio pubblico senza finalità di lucro possono garantire.
Riforma dei servizi pubblici europei: modello per il futuro servizio pubblico dei paesi dell’america latina
La riforma dei nostri servizi pubblici dell'Europa mediterranea può contribuire a confermare l'insostituibilità degli stessi nel comparto multimediale, confermando il processo avviato nel Regno Unito con la Royal Charter che ha rafforzato il ruolo di apripista e di volano assegnato alla BBC. Nella stessa direzione il Consejo para le Riforma de los Medios de Comunicacion de Titularidad del Estado ha spianato le porte alla riforma della RTVE e alla sua trasformazione in una Corporazione autonoma dalla tutela politica ed economica del Governo. Come sottolineato da uno dei saggi del Consejo, il Prof. Enrique Bustamante, autore di uno studio pubblicato dalla Rai sulla storia di questa "Asignatura pendiente", ovvero di questa questione rimasta a lungo in sospeso per la giovane democrazia spagnola, il modello di sevizio pubblico che uscirà da questo processo riformatore avviato nella penisola iberica, e in fase di allestimento in Francia e, ce lo auguriamo rapidamente anche in Italia, risulterà decisivo per la configurazione dell'assetto del comparto multimediale fuori dall'Europa e soprattutto nei nuovi continenti e nei paesi emergenti. A cominciare dallo spazio iberico americano dove i Paesi d'America Latina possono trovare un propria via nazionale alla multimedialità, cercando forse una terza via alternativa al modello statunitense tutto commerciale e ai modelli castrista e chavista, assegnati ai radiodiffusori cubani e venezuelani conferendo ai propri servizi pubblici una funzione primordiale.
Cooperazione tra i servizi pubblici europei nel comparto audiovisivo e multimediale nei Paesi dell'Europa Latina e nel Mediterraneo
Anche per questo vorrei concludere insistendo non solo sulla necessità di proseguire la cooperazione fra i servizi pubblici in seno all'Unione Europea e al Bacino del Mediterraneo grazie allo storico ruolo dell'Unione Europea di Radiodiffusione e a quello più recentemente avviato dalla COPEAM.
Vorrei al di là della retorica e dei buoni propositi di rito insistere sulla proposta di una cooperazione rinforzata nel comparto audiovisivo e multimediale nei Paesi dell'Europa Latina.
Credo che i servizi pubblici di Francia, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna possano sviluppare non solo il proficuo scambio di esperienze e soprattutto quello dei propri programmi e delle news in seno al circuito dell'Eurovisione che ha consentito di dar vita ad esempio ad Euronews. E' necessario inserire una nuova marcia e credo che sia giunto il momento di costruire una strategia comune da parte di RTP, France Télévision, ERT e Rai, nell'offerta di contenuti audiovisivi nel mercato globale, dove l'Europa Latina si dovrebbe presentare rafforzando la proprie unità nella sua diversità, concorrendo a fare del Mediterraneo una delle grandi aree del comparto multimediale in un mercato sempre più globalizzato e poi, a patire da questa cooperazione rafforzata estendere la propria intesa a importanti poli produttivi come quello cinematografico egiziano e di altri paesi dell'Africa mediterranea rispondendo positivamente alla sfida del Presidente Sarkozy.
Cooperazione tra i servizi pubblici europei nel comparto della Fiction
Dopo i difficili sebbene stimolanti tentativi pionieristici avviati in seno all'European Coproduction Association fortemente voluta dalla Rai e dalla ZDF, che ne coordinava le attività a Magonza, oggi grazie a Rai Fiction e agli analoghi impegni finanziari avviati da France Télévision e RTVE, il mercato della produzione di fiction ha fatto notevoli passi avanti ma, per crescere ulteriormente nelle sue dimensioni ed essere competitivo con le major e le sfide dei paesi emergenti, esso richiede ulteriori accorpamenti e comunque reali sinergie. Mi chiedo e vi chiedo: ha senso che la Francia guardi da sola all'Africa in nome della francofonia, che voi spagnoli guardiate da soli all'America Latina e al potenziale di crescita del mercato di lingua spagnola in seno agli stessi Stati Uniti e che noi italiani, ostentando il successo del Made in Italy e la bandiera dell'italianità, ci presentiamo da soli con il "Commissario Montalbano" nel nuovo mercato mondiale dei programmi audiovisivi ? E' utile continuare a presentarci in ordine sparso nei principi mercati mondiali con prodotti d'indubbia qualità e fatturati anche promettenti ma incommensurabilmente insufficienti e inadeguati rispetto a quelli dei nostri concorrenti oltre gli Oceani ?
Credo che sia giunto per i media di servizio pubblico il momento di incontrarsi di nuovo per discutere sulle condizioni per creare un grande salto di qualità, per smettere di presentarsi in ordine sparso, per andare negli altri continenti attraverso bouquet fatti da tutti i rispettivi canali di bandiera (secondo lo spirito e la strada avviata coraggiosamente in ambito al Gruppo di Bruges), rinunciando a vecchi ed obsoleti modelli produttivi pesanti con allestimenti realizzati tutti "in casa" (in house production) ma presidiando, come Channel Four, contenuti editoriali e strategie di offerta di contenuti sempre più destinati a essere veicolati anche al di fuori dei propri tradizionali bacini di riferimento.
Cooperazione tra i servizi pubblici europei per favorire il dialogo tra i Paesi del mediterraneo e il mondo arabo
Nel 1990 a Palermo la Rai insieme al nostro Ministero degli Esteri aveva promosso una Conferenza fra le televisioni europee e africane del Mediterraneo tesa a favorire la libera circolazione dei giornalisti e delle idee nel nostro mare comune, nello spirito della carta dei diritti dell'uomo approvata ad Helsinky. Le tensioni successivamente scatenatesi fra Oriente e Occidente, soprattutto dopo l'11 settembre 2001 negli Stati Uniti e l'11 marzo 2004 in Spagna, rendono cruciale e decisivo questo dialogo fra due mondi ed universi che devono tornare a parlarsi e confrontarsi e nei quali noi operatori di servizio pubblico in seno all'UER a Ginevra possiamo grazie al rafforzamento della collaborazione con l'Arab Brodcasting Union, che ha sede a Tunisi a poche decine di chilometri dall'Italia. Rafforzare la cooperazione con il mondo arabo a cominciare dall'area mediterranea ci permetterà anche di capire meglio come potremo soddisfare le esigenze della società multietnica e i nuovi bisogni che è chiamato ad assolvere il nuovo servizio pubblico nei confronti delle popolazioni immigrate, per favorire la loro integrazione nel corpo sociale dei nostri rispettivi paesi, a cui accennavo prima.
Conclusioni
Reinventare la radio e la televisione nella sociétà dell'informazione e della conoscenza significa predisporsi a realizzare una strategia comune di riposizionamento de nostri organismi nella Grande Tela Multimediale, in una nuova Internet in cui gli uni e gli altri saremo chiamati a proseguire a segnare la nostra differenza, ridefinendo la nostra missione, si tratti di educazione alle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione per combattere il digital divide, la frattura fra inforicchi e infopoveri, o dell'offerta informativa destinata ai cittadini delle nuove comunità multietniche nelle quali ormai viviamo e della formazione di un'opinione pubblica che, al di là dei confini nazionali, si estenda all'insieme del nostro Continente e ad anche a tutto il Bacino del Mediterraneo.
Di fronte alla frammentazione dell'offerta e all'effetto moltiplicatore che essa esercita sulla disseminazione della domanda, nonostante le tendenze della comunicazione in rete a favorire processi di ulteriore segmentazione secondo gli interessi degli stessi inserzionisti pubblicitari, per evitare un gioioso suicidio del servizio pubblico dobbiamo assolutamente rielaborare la nostra missione di coesione sociale in un ambito piu' ampio, attraverso una stretta ed effettiva collaborazione in seno all'Unione Europea di Radiodiffusione. Estendere la triplice missione elaborata 80 anni fa da John Reith "informare educare divertire" ai nuovi media ma, nello stesso tempo, capire quali sono gli effettivi bisogni del nuovo corpo sociale, consentirà di perpetuare nel nostro secolo quell'elemento di civiltà che sono stati nel secolo scorso i broadcaster pubblici, facendo dell'integrazione e della convergenza globale delle reti di comunicazione uno strumento effettivo di pace, anziché uno strumento di dominio e di controllo del mondo.
Roma, autunno 2008
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