UNA TESTATA UNICA PER LA RAI ?
di Massimo De Angelis - Direttore editoriale “Civiltà delle Macchine”
Introduzione alla Tavola rotonda
Non c’è dubbio che l’informazione è core mission del servizio pubblico.
La nostra ipotesi è che oggi il panorama dell’ informazione del servizio pubblico appaia alquanto deperito e che, per altro verso, esso oggi rischi, per come è organizzato di alterare un bene prezioso, il pluralismo, in qualcosa di diverso: una cristalizzata parzialità.
PREMESSA: DA VECCHIO DINOSAURO DELLA PRIMA REPUBBLICA TROVO DELETERIO IL RIMPALLO DI RESPONSABILITA’ CONTINUO E ANCHE QUINDI IL PRENDER PARTE PER L’UNO O L’ALTRO ESPONENTE DELL’INFORMAZIONE DA PARTE DELLA POLITICA. TUTTE COSE CHE IN CERTA MISURA SONO FISIOLOGICHE MA CHE SE DIVENTANO ESCLUSIVE PROVOCANO DISASTRI, COME OGGI VEDIAMO BENE.
Dunque spero che stamattina l’analisi e la proposta abbiano la meglio sull’accusa e l’invettiva. Il dibattito sull’informazione deve tornare a essere più serio dello scontro tra simpatizzanti e antipatizzanti di Tizio o Caio.
Ho detto della nostra ipotesi.
Da essa discendono alcune domande:
Consideriamo la produzione qualitativa dell’informazione e la sua distribuzione nell’arco della giornata:
sono up to date?
Sono ancora le migliori per taglio, durata, collocazione nell’arco della giornata
alla luce a)delle abitudini delle persone, specie dei più giovani, 2) della nuova offerta multimediale nel settore?
E’ questa la prima domanda che poniamo ai nostri interlocutori. NATURALMENTE IO, MA CREDO DI POTER DIRE NOI DI INFOCIVICA ABBIAMO UNA OPINIONE IN PROPOSITO ED E’ CHE NO.
NO DI FRONTE A QUATTRO SFIDE:
L’accrescersi della percezione dell’informazione come flusso che mal sopporta la logica dell’ 8 o’ clock.
L’idea conseguente che occorre perciò fare una scelta strategica, nell’epoca del digitale, a favore di almeno un canale all news: rimando perciò all’esempio americano (a mio avviso un autentico salto) invece che a quello consueto inglese.
La crescita di domanda di informazione locale (cross mediale) che potrebbe anche portare a due canali all news.
La domanda di approfondimento informativo. Essa è oggi corrisposta dai talk show.
Siamo però sicuri davvero che essi siano la forma migliore e addirittura quella esauriente della domanda che per fortuna c’è di approfondimento?
Io dico di no. E aggiungo che dovrebbero dire no tutti coloro che magari si sbracciano per questo o quel talk show e per la sua difesa e poi imprecano contro la spettacolarizzazione della politica e la sua riduzione a rissa mediatica.
Perché un talk show, e cioè uno spettacolo di discussione, dovrebbe produrre qualcosa di diverso dalla spettacolarizzazione della politica? Sarebbe un programma mal riuscito. E infatti quando si è cercato di farlo non ha avuto successo.
Anche qui non si tratta di abolire i talk show ma di non considerarli lo strumento giornalistico eminente o unico di approfondimento informativo.
DETTO DELLE SFIDE VENGO RAPIDAMENTE ALLA TESI. OCCORRE ARRIVARE A UN SERVIZIO UNICO INFORMATIVO IN GRADO DI FUNZIONARE COME UN GRANDE HUB CHE FORNISCE MATERIALE INFORMATIVO (NOTIZIA, INCHIESTA E APPROFONDIMENTO) AI CANALI, NELLA GIORNATA E NELLA SETTIMANA.
Questa è tra l’altro la condizione per reperire e spostare risorse, innanzitutto umane ma anche tecnologiche da adoperare per vincere la sfida strategica dell’uno o due canali all news a saldi invariati come oggi si usa dire o addirittura guadagnandoci.
INDIVIDUO ANCHE L’ ANTITESI. COSI' SI MINACCIA IL PLURALISMO, SPECIE IN EPOCA DI MAGGIORITARIO. LA MIA RISPOSTA CHE SOTTOPONGO ALLA DISCUSSIONE E’: IL PASSAGGIO AL MAGGIORITARIO HA RESO OBSOLETO UN PLURALISMO FONDATO SULLA PLURALITA’ DI TESTATE CHE ERA FRUTTO ED ERA FUNZIONALE AL SISTEMA PROPORZIONALE. IN UN SISTEMA MAGGIORITARIO ESSO NON E’ UN PRESIDIO TROPPO DEBOLE PER GARANTIRE IL PLURALISMO, CEDE INEVITABILMENTE, OGGETTIVEMANTE, NON PER MALVAGITA’ DI CHI DI VOLTA IN VOLTA GOVERNA ALLA LOGICA DELLO SPOIL SYSTEM: ERGO: IL PLURALISMO VA GARENTITO IN MODO NUOVO.
Nel servizio informativo e non tra servizi informativi, esaltando la funzione professionale (giornalistica) degli addetti rispetto a quella crescente di rappresentanti di opinione. I diversi punti di vista dovrebbero essere rappresentati dagli interlocutori dei giornalisti.
Il pluralismo di testate è disfunzionale rispetto alle sfide prima dette ed è disfunzionale rispetto alle indeclinabili esigenze di potenziamento di servizio e di contenimento di spesa. Ed è ormai disfunzionale allo stesso pluralismo dei punti di vista.
MA ALLORA: COME GARANTIRE IL PLURALISMO?
A mio avviso in quattro modi:
a) con una maggiore autorevolezza e autonomia del vertice del servizio unico informativo,
b) con una articolazione dei centri di direzione al suo interno c) con una esaltazione della professionalità del singolo giornalista, come si è detto e 4) con la riforma di contesto e cioè, ovviamente, con una nuova governance che garantisca maggiore distanza tra politica e Rai: questione questa indifferibile nell’epoca del maggioritario ma che non deve paralizzare le scelte del tipo di quella che oggi discutiamo.
La tesi è dunque questa.
Ultima notazione: l’informazione Rai è rimasta abbastanza uguale a sé stessa anche perché la sfida che veniva dal colosso commerciale Mediaset era tutto sommato se non modesta contenibile. Non illudiamoci: quell’epoca è finita. Le sfide di Sky, di La 7 e del web e forse della stessa Mediaset saranno sempre più dure. Se si vuole anche mortali.
La parola a voi...
Incontrro "una testata unica per la Rai?" - |