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EVENTO INFOCIVICA
E' POSSIBILE COSTRUIRE UNA TELEVISIONE PUBBLICA EUROPEA?
Torino Prix Italia – 24 settembre 2009

DIBATTITO

Enrico Grazzini Multimedia Audio

giornalista, autore, analista dell'economia della comunicazione

Sintesi dell'intervento

Da giornalista e analista esperto di nuovi media, Grazzini si chiede se la pura riproposizione del servizio pubblico in senso tradizionale sia ancora possibile. Pubblico probabilmente non vuol dire che possa essere definito come tale il servizio che sia eccellente. Siamo in un mondo che si avvia all’on demand, la gente è sempre più consapevole dei mezzi. Servizio pubblico dovrebbe voler dire abilitare la gente ad un utilizzo consapevole e completo dei mezzi. I giornali hanno sottovalutato queste questioni fino a quando la crisi non è stata verticale. Quale può essere il ruolo del servizio pubblico con un pubblico attivo?


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"Giornali e Tv dovranno seguire le nuove regole dettate da Internet per sopravvivere e svilupparsi: anche perché informazioni, intrattenimento, film, programmi Tv, musica, radio, e i contenuti in genere sono e saranno sempre più veicolati dalla rete. Ma Internet non diventerà per i mass media solo un nuovo e “neutro” canale di distribuzione; è prevedibile che, a contatto con il “supermedium” Internet, i media tradizionali modificheranno profondamente anche i propri formati, i contenuti e soprattutto il rapporto con il pubblico. Sono e saranno infatti costretti ad assimilare alcune caratteristiche fondamentali della rete, come offrire informazioni tempestive e in tempo reale (quasi sempre gratuite); fornire programmi e servizi a richiesta (al di fuori della programmazione a senso unico); diventare interattivi e stimolare la partecipazione e la collaborazione del pubblico. Giornali e televisioni pubbliche e private dovranno sottomettersi alle logiche di Internet mantenendo però il profilo originario (senza quindi “snaturarsi”) e la loro autorevolezza. Alcuni riusciranno a convertirsi con successo, mentre altri saranno costretti a scomparire o ad essere emarginati."

da " Knowledge economy beyond capitalism" di Enrico Grazzini